Il talento è abbastanza facile da individuare, più arduo è pronosticare il successo che dipende da tanti fattori. Però nel caso di Antonia non abbiamo mai avuti dubbi. Non solo ci ha fatto subito colpo tanti anni fa quando l’abbiamo incontrata per la prima volta per le sue capacità creative e l’originalità del suo approccio alla cucina. Ma ci aveva colpito anche la determinazione e la voglia di competere (sempre prima a Emergente Chef e al Trofeo dell’Uovo d’Oro della Prova del Cuoco dove l’avevamo poiinviata). Ci affascina il modo con il quale si rapporta al mondo esterno, è unica nel rifiuto della valorizzazione dell’ingrediente che nelle sue mani è in secondo piano. Nelle sue ricette gli ingredienti vengono asserviti alle sue idee e a volte quasi scompaiono. Idee che non sono banali, tutt’altro. Il suo mondo è fatto di mille sfumature tenui, ma anche toni accesi contrastanti che non ti aspetteresti. E se le note balsamiche sono quelle che Lei predilige e quindi le più ricorrenti, il percorso gastronomico risulta avventuroso, a volte spiazzante, sempre interessante. Quali i piatti migliori? difficile dirlo, ottimo l’inzio con il contrasto tra la salsa al peperone rosso che sembra quasi carne di maiale e il rinfrescante sorbetto al cetriolo. La melanzana (anzi le melanzane visto che sono varie qualità) viene mirabilmente lavorata per creare un piatto unico difficle da dimenticare, mentre la stessa operazione con la zucchina ci ha meno convinto. Ma la fregula sarda è un altra ricetta memorabile e come non citare i ravioli, come dire l’amamro che non avete mai provato prima. Anche i dessert sono un pò a modo suo ed è da citare almeno la catalana di semolino, l’unico piatto esplicito della sua memoria di quando era bambina
Romano De Feo
I raviolini di Antonia Klugmann
Dai raviolini del plin a quelli di Antonia c’è un mondo di differenza, se i primi sono intensi poderosi calorici e tendenti al dolce, questi ultimi sono vegetariani, leggeri, tendenti all’amaro. E diversi anche nella forma: pizzicati a rombo e non a ciambella; li annoveriamo subito tra le cose migliori mai assaggiate. Ma prima dei raviolini che serie di assaggi! Dalla zucca dell’orto servita con la sua buccia, all’insalata tiepida, alla straordinaria zuppetta di pomodori gialli e rossi, al coniglio con l’aceto d’uva, al coraggioso fegato al rosa al finto miele. Una cucina di continui rimandi tra il dolce e l’amaro, dove l’orto la fa da padrone e il “vegetale” da protagonista assoluto. Deludono solo, leggermente, un broccolo troppo sapido che fa scomparire le canocchie crude e i dessert finali, che sono forse l’unica lacuna nell’ampia base tecnica di Antonia. E che dire del pane? sublime; e complimenti anche a Romano che in sala fa girare le bottiglie manco fosse all’Enoteca Pinchiorri, con un debole manifesto per i vini biologici e biodinamici.
Tradizionale cena delle 3 forchette con alcune novità. La prima riguarda la location, la grande sala dello Sheraton che cerca (e non ci riesce) di farci dimenticare la sede storica della Città del Gusto. La formula è innovativa, non più la cena placèe, ma i piatti ce li andiamo a prendere direttamente dagli chef che cucinano lungo il perimetro della grande sala. Una formula che velocizza il ritmo della cena, permette di scambiare qualche chiacchera con gli amici capitati ad altri tavoli, i piatti vengono raccontati dagli chef in prima persona e vengono anche facilmente digeriti grazie ai chilometri che si fanno. Due annotazioni, l’enorme palco è rimasto a lungo tristemente vuoto, e non capiamo perchè, gli assaggi erano tutti di buona o ottima fattura, ma il kiwi di Pier Giorgio Parini (siamo stati fortunati, abbiamo inziato da lui) ci ha aperto i polmoni con le sue note balsamiche e rinfrescanti che ci hanno accompagnato in dolce ricordo fine alla fine, bravo Pier Giorgio.
La cucina di Antonia Klugmann
Venite tranquilli a scoprire quest’angolo di natura circondato da colline e vigne famose, ma soprattutto da un silenzio completo e dalla serenità del verde. Siamo ad un chilometro dal confine con la Slovenia ed è una bell’Italia quella che si presenta a chi arriva da fuori. Civile ed educata, come la bellezza pacata di questa saletta di pochi tavoli con cucina a vista dove Antonia e Romano Vi accoglieranno. Prima di loro scavalcherete l’orto, base concreta e dichiarata della cucina che declina verdure, fiori, erbe e tuberi ad ogni ricetta. Antonia la conosciamo da quando è nata (in questo settore), da quando ha improvvisamente abbandonato l’Università per intraprendere il nuovo percorso di cucina, da quando è capitata proprio qui vicino, a Ipplis, nell’elegante Baldovino, come semplice aiuto in cucina. Un’ascesa rapida e oggi per larga parte della critica è tra le donne chef più interessanti e di sicuro avvenire. Oggi che ha il “suo” locale, come Lei e Romano desideravano, eccola proporre il suo bel menù leggero e intrigante che con soavità originalità e finezza ci porta attraverso sapori, ricordi, accostamenti fortemente legati al territorio e alle scelte di Antonia. Lei non è vegetariana, nel menù la maggioranza di ricette contempla la presenza della carne o del pesce. Ma spesso è “presenza” da comprimario e non da protagonista. Pensiamo ai piatti con la rapa rossa, con il cetriolo, con la zucchina dove è sempre il componente vegetale che la fa da padrone. Piatti che meritano la citazione? Tanti, ma almeno ricordiamo zucchina e scampi, risotto e asparagi, topinambur e baccalà, friggitello e pompelmo, agnello e fragole. Ultimo plauso a Romano che ci ha deliziato con una serie di vini poco conosciuti di ottima beva, dal friulano di Sirch al Sacrisassi, dal riesling alsaziano Martin Schaetzel al pinot nero Antico Broilo.
Venissa con la a, al femminile come il suo vino e la sua cucina. Prima Paola Budel ora Antonia Klugmann, due donne del nordest, ambedue brave e determinate nel seguire la propria strada. Antonia è forse più forte di carattere e vedremo se saprà gestire da novembre il suo nuovo ristorante sul Collio e in contemporanea sovraintendere Venissa dove rimane la brava Arianna. Il posto è da favola, ideale per una fuga a due e per dimenticare il quotidiano. I vini di Bisol scandiscono una sequenza di piatti che ci conferma le doti di Antonia: una cucina di grande ricerca sui profumi dell’orto, anche di quelli meno conosciuti, che difficilmente va in sovraesposizione alla ricerca dei contrasti, ma tende più spesso ad offrire una sequenza di sfumature. Una cucina naturalmente elegante, aggraziata ma non ricercata nella presentazione, pervasa inoltre da una diffusa originalità di pensiero, cosa ormai rara in giro. Non sempre c’è il colpo d’ala che rende il piatto indimenticabile, però è anche difficile trovare quello non riuscito. Questa volta sugli scudi mettiamo il fiore di zucchina, i garusoli, la gallinella e il gelato alla camomilla, il segno meno alle triglie e alle animelle un pò dolciastre, e alla meringa finale un pò stancante.
Tutti i golosi che si rispettano conoscono Ana Ros, a dieci minuti dal confine è un posto di assoluto riferimento. Questa volta abbiamo scoperto Walter Kramar, il marito. E’ Walter che segue la cantina, è Walter che ha un’altra passione: i formaggi di alpeggio che in stagione va a prendere sui monti e poi affina nella sua cantina.
Proprio sotto la casa (bellissima) di Paolo Diacono, ecco questa bella enoteca, Gustobase a Cividale. Novità è la cucina ricavata proprio sotto la storica struttura, che permette di accompagnare la bella selezione di vini con alcune sfiziosità gastronomiche.
“Papà non faccio più giurisprudenza, divento invece cuoca”. Non sappiamo cosa il padre le abbia risposto, sappiamo solo che alle parole seguirono subito i fatti.