Il Bistrot 64 a Roma

Tra gli chef giapponesi d’Italia Kotaro è tra quelli di più lungo corso e quindi si è ben acclimatato e naturalizzato. La sua cucina parla molto più italiano che etnico, ed usa meno yuzu (si fa per dire) di tanti colleghi italiani. Però essendo nato lontano affronta la nostra cucina con il disincanto di chi liberamente coglie l ‘ispirazione anche fuori dal seminato suggerito dalle tradizioni, e in questo ci ricorda il non lontano Roy Caceres. E non sarà un caso ma forse le cose più originali che ormai si possono assaggiare a Roma le troverete da questi chef. “Originale” non sempre vuol dire anche ottimo al palato, ma anche in questi casi meno riusciti l’assaggio vale a prescindere e difficilmente troverete una grave caduta. Il locale ha un nome poco impegnativo, un arredo in linea, un bel banco importante all’ingresso che secondo noi viene largamente sottoutilizzato, un servizio al maschile funzionale, dei prezzi di ottima competitività, una location interessante e pratica che gode del bellissimo vicino: il MAAXI che troneggia accanto con la sua bellezza architettonica. Non ultimo a rendere appetibile il locale è come dicevamo all’inizio, la cucina. Una grande cura della presentazione, ben maggiore che in tanti stellati, fatta con stile e tecnica evoluta. Quanto all’equilibrio e alla gradevolezza organolettica, c’è qualche alternanza, almeno nel cammino da noi percorso, soprattutto nei due primi (comunque esteticamente pregevoli), ma nel complesso un percorso soddisfacente che regalava anche una perla: la spigola all black.

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