Lo conosciamo da tantissimi anni, e raramente ha deluso, anzi dobbiamo lodarne la continuità e il non essersi mai seduto sulle cose già fatte. I piatti che ci ha fatto assaggiare sono secondo noi un’ulteriore e positiva evoluzione: leggeri e originali, con grande attenzione alla parte vegetale che spesso fa da protagonista, con una cucina che pesca da una grande varietà di ingredienti, dove il richiamo orientale è spesso presente ma mai ossessivo. Gli manca a volte forse il coraggio di rischiare ancora di più (un esempio è la straordinaria bistecca di cavolfiore che meriterebbe tutta l’attenzione, senza dover dar campo al controfiletto d’asino), ma Kotaro è cauto e paziente, ama procedere per piccoli passi, che è sempre forse la cosa più giudiziosa da fare. Insomma una cucina interessante, con un servizio di sala e una cantina che è altrettanto interessante (ottimi i vini in abbinamento e il curioso whisky finale con dedica a Trump). Forse è il locale che ora ci sembra un pò sottotono, rispetto alla proposta.
Kotaro Noda
Inaugurazione l’altro ieri di Taste nel clima tropicale di questo umido settembre. Il meglio della Ristorazione romana in grande spolvero e forze distribuita nell’arco di 500 metri intorno all’Auditorium. gli ampi spazi aumentano la godibilità dell’evento e per gli appassionati è un indubbio piacere trovare riuniti tanti nomi celebri. E’ previsto un gran pienone.
Un bel libro e un bel lavoro quello che è stato fatto dagli autori. Una approfondita presentazione dell’olio extravergine d’oliva e dei suoi migliori abbinamenti, accompagnata da tavole, foto e ricette molto belle. Anche se personalmente abbiamo qualche perplessità su queste fini dissertazioni con tanto di profili gustativi per oli che poi in cucina vengono quasi sempre utilizzati a temperature che fanno in parte vanificare l’assunto di partenza, lo sforzo di diffondere la cultura dell’olio è comunque lodevole e da incoraggiare.
Si presentano le Vigne di Roma, un’associazione di ben 15 tra le migliori aziende vinicole del Lazio con il nobile scopo di unire gli sforzi per valorizzare i vini del territorio spesso poco presenti anche nella Capitale. Speriamo che sia la volta buona (non è il primo tentativo del genere), e che la cosa funzioni. Per ora le buone intenzioni ci sono e sembra esserci anche l’impegno concreto e una strategia a supporto. E noi per primi siamo solidali, non solo a parole, ma anche con i fatti: l’invito ad essere presenti al Festival della Gastronomia alle Officine Farneto nella giornata conclusiva di martedì 10 ottobre. E a seguire un giro per Taste, tra assaggi buoni e saluti.
Tra gli chef giapponesi d’Italia Kotaro è tra quelli di più lungo corso e quindi si è ben acclimatato e naturalizzato. La sua cucina parla molto più italiano che etnico, ed usa meno yuzu (si fa per dire) di tanti colleghi italiani. Però essendo nato lontano affronta la nostra cucina con il disincanto di chi liberamente coglie l ‘ispirazione anche fuori dal seminato suggerito dalle tradizioni, e in questo ci ricorda il non lontano Roy Caceres. E non sarà un caso ma forse le cose più originali che ormai si possono assaggiare a Roma le troverete da questi chef. “Originale” non sempre vuol dire anche ottimo al palato, ma anche in questi casi meno riusciti l’assaggio vale a prescindere e difficilmente troverete una grave caduta. Il locale ha un nome poco impegnativo, un arredo in linea, un bel banco importante all’ingresso che secondo noi viene largamente sottoutilizzato, un servizio al maschile funzionale, dei prezzi di ottima competitività, una location interessante e pratica che gode del bellissimo vicino: il MAAXI che troneggia accanto con la sua bellezza architettonica. Non ultimo a rendere appetibile il locale è come dicevamo all’inizio, la cucina. Una grande cura della presentazione, ben maggiore che in tanti stellati, fatta con stile e tecnica evoluta. Quanto all’equilibrio e alla gradevolezza organolettica, c’è qualche alternanza, almeno nel cammino da noi percorso, soprattutto nei due primi (comunque esteticamente pregevoli), ma nel complesso un percorso soddisfacente che regalava anche una perla: la spigola all black.
Prima giornata di Meditaggiasca, da Kotaro Noda che intriga con i suoi piatti in bilico tra oriente e occidente, al mondo allegro e colorato di Mirella Porro del Mangiarino, dalla perfetta scena dell’esperto Andrea Ribaldone, sicuro teatrale e preciso, alla fresca spontaneità di Riccardo Farnese, giovane, ancora poco noto, ma ne sentiremo parlare. E gran chiusura con il non facile ma spettacolare raviolo di foglia di nasturzio ben presentato da Antonio Buono, il valente sous chef di Mauro Colagreco. Ultimo brindisi con Luca Coslovich. esperto bartender e apprezzatissimo il suo cocktail con taggiasche e petali di rose. Ma tanti altri contenuti hanno arricchito la manifestazione, ben organizzati da Oro di Taggia e il Consosrzio del Moscatello di Taggia: il momento di festa con i bambini, gestito da Pandolea, presente Doriana Abruzzetti, la degustazione AIS sui vini del ponente ligure, lo zafferano di Taggia in cucina ed altro ancora. Insomma una prima giornata intesna!
Ci piace il Bistrot per il suo arredo tranquillo ma contemporaneo, per il suo ottimo rapporto prezzo qualità, perchè ci si mangia bene e si beve pure bene, per la sua vicinanza con il Maaxi. E una conferma l’abbiamo avuta anche ieri sera nella bella cena organizzata a 4 mani. Forse in giro ce n’è un abuso di queste iniziative, ma servono anche ad esprimere solidarietà e vicinanza stilistica a locali magari distanti come in questo caso: il Bistrot 64 e 28 posti a Milano. Scambio di chef, ma anche speriamo di clientele visto che non sono pochi i romani che visitano Milano e i milanesi che arrivano nella Capitale. Noi abbiamo premiato Marco con il Touring, per l’interessante formula che il suo locale di porta Genova propone ad un prezzo altrettanto interessante del Bistrot romano.
Un tempo qui c’era Metodo Classico, un bel locale di pesce, ora questo Bistrot che promette altrettanto bene. Ora è arrivato Kotaro Noda, chef di solida esperienza, ma siamo qui a provare il pranzo di Natale in doppia versione, tradizionale ad opera di Giovanni Milana chef di Sora Maria e Arcangelo famoso locale di Olevano Romano e la versione creativa di Kotaro. Tre i temi scelti: il bollito, la minestra di arzilla e il capitone. Per motivi di partenza ci perdiamo l’ultimo, forse il più interessante, ma riusciamo comunque a provare i primi due nella loro doppia interpretazione. Per carità, tutto buono, e gradevole, certo è che ci saremmo aspettati una tradizione un tantino più vigorosa e una innovazione un pò più rischiosa.
Grande il successo di Birroforum con una lunga fila per entrare ad assaggiar le tante birre proposte lungo i vialetti del villaggio. Una bella serata romana al fresco della pineta e per noi doppiamente impegnativa con le due gare in parallelo della pizza e degli chef. La prima al centro della piazza con le insegne del marchio 5 stagioni, grande sostenitore della manifestazione con i forni Valoriani. E grazie anche a Barbara Guerra che ha condotto la competizione con grande energia. Di fronte era la postazione degli chef e qui abbiamo conosciuto i primi 5: tutti molto in gamba come potete vedere dalle foto riportate, preparati eleganti, hanno proposto belle ricette con il filo conduttore della leggerezza. Ha vinto meritatamente il giovane Andrea Barbera, alto ed elegante, giovanissimo, si muove già con il piglio dell’esperto. Due piatti interessanti con l’insalata dolce di pasta al vertice.
Ma , ovviamente, il vero protagonista è l’Emilia, qui incarnata da Michele Clementel, titolare di Fattoriabilità, una onlus che si occupa di disabili e che ha visto il suo birrificio artigianale danneggiato in modo irreversibile. Su suggerimento di Massimo Bottura a questo birrificio saranno devoluti i fondi.