Di Redazione Witaly

Francescana (prima parte)

pane burro alici: il nulla fatto capolavoro, il povero si siede sul trono

Ci sediamo in una sala rinnovata, sicuramente più curata, alla quale manca tuttavia (volutamente?) l’ aurea atmosfera dei Templi della cucina.

Ci sediamo in una sala rinnovata, sicuramente più curata, alla quale manca tuttavia (volutamente?) l’ aurea atmosfera dei Templi della cucina. Un menù che sembra il ciclostile di un giornaletto della parrocchia reca l’ elenco delle proposte. La miglior cucina  d‘ Italia (e non solo) si presenta in mise modesta anche per i prezzi giudiziosamente contenuti tra 90 e 140 euro al massimo. Il pane è buono, ma non certo il migliore di quelli che si trovano in giro e anche i grissini non sono al vertice. Per chi non è mai stato l’ impatto non è esaltante. Ma, calma, ecco arrivare i piatti.

Tempura istantanea con pastella sifonata e quenelle di carpione. La pastella fritta all’ istante si è troppo irrigidita, la quenelle sopra è fin troppo morbida. Buonissimo, compreso il contrasto di temperature ma le due consistenze sono un po’ troppo lontane.

Dopo il fritto arriva il crudo. Solo Pino Cuttaia, tra quelli provati quest’anno, regge il confronto. Dentice crudo accompagnato da una spuma di acqua di pomodoro e polvere ghiacciata di bufala e polvere di bottarga. Giochi di colore, di freddo e freddissimo, freschezza e sapidità di mare, ed in contrasto la nuvola di aria di pomodoro e burrata che si ricompone in bocca ricordandoti una caprese soave. Due gocce d’ olio appena visibili danno il minimo indispensabile di untuosità e amalgama.

 

 
 
 

 

 

Zuppa di aglio e lumache a strati con finto terriccio e granella di nocciole. Presentata in bicchiere, vuole rendere visibile l’ effetto del terreno. Terriccio ricreato da un miscuglio di pane topinambur erbe caffè tartufo ecc.. il tutto essiccato o tritato e mescolato. Un piatto complesso che inizia facilmente con l’ impatto dolce delle nocciole per poi man mano accompagnarti giù nel profondo del terreno e alla fine sono loro, le lumache, che quasi dimenticate tornano, amarognole e intriganti, a farsi sentire

(continua)

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