Antonio Guida al Seta

Al Mandarin lo spazio della ristorazione è un tutt’uno, suddiviso in varie aree: il bar, un paio di salette collegate e il ristorante gourmet Seta isolato, ma sempre a vista. Una soluzione curiosa, ma che ha il merito di essere compatta e funzionale. Dentro una serie di tavoli che rompono la monotonia grazie agli splendidi segnaposto di Fornasetti e alle due rientranze che godono di un sedile ad alto ed avvolgente schienale. Il servizio dopo un avvio un pò lento, è andato via veloce, preciso, ben spiegato al tavolo. La cucina è quella di Antonio Guida, chef ormai collaudato nel lusso degli alberghi anche se dal Pellicano al Mandarin il salto è notevole per la continuità del lavoro, per i tempi più stretti, per le tante funzioni (dal room service al bar) che la brigata deve supportare lungo l’arco della giornata. Ma la brigata è sempre quella, fedele, che segue Antonio da tanti anni e qui le cucine sono un vero spettacolo di organizzazione e suddivisione di compiti e spazi. Superata la fase iniziale di rodaggio ormai la cucina si è ambientata e il menù si esprime in modo rispondente con una serie ampia di proposte. Ce ne sono arrivate tante al tavolo per confermare l’abilità e classe di questo chef elegante e bravo che tra l’altro è anche rimasto modesto e con i piedi a terra. Cucina che non ha cambiato stile, che ci riporta il classicismo francese, che ha in sè una certa tendenza all’opulenza e alla succulenza dolce, che ci affascina, ma che ameremmo ancora di più se riuscisse lungo il percorso a mantenere più snellezza ed agilità. Il celebrato risotto è un classico di Guida, ma ci hanno colpito molto di più gli spaghetti, di monumentale carica gustativa, in sottotono invece il cavolfiore ai frutti di mare e una coda di rospo un pò spugnosa. Buona al solito la chiusura dei dessert e l’attenzione ai tanti dettagli di apertura e fine della cena. 

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