Il locale è bello e famoso, e non è certo facile prendere l’eredità di Andrea Berton. Luigi Taglienti in certe cose ce lo ricorda, alto come lui, elegante e con cucina altrettanto raffinata, osa con coraggio, ma non è spericolato. Una brigata agguerritissima ci ha letteralmente aggredito con una serie di assaggi che confermano quanto di buono si dice in giro: c’è tecnica, c’è varietà di stimoli, si gira intorno tra Liguria Lombardia e Piemonte (il triangolo d’oro dove lo chef ha vissuto) prendendo spunti e idee, mescolando il tutto e riproponendoci una cucina moderna e piacevole. Nel lungo preambolo (ci siamo anche persi qualche foto) di una diecina di assaggi, c’è stata secondo noi una spiccata insistenza sui toni dolci e qualche eccesso di condimento, meglio la seconda parte (a parte forse il petto di anatra francamente poco attraente). I piatti migliori: i fagottelli dell’orto tra quelli più classici, la mozzarella con il foie gras, tra quelli più innovativi, e il dessert finale per eleganza e leggerezza.