Bello il nome (e anche la canzone), appropriato anche, vista la location defilata nella periferia verso est lungo la via Emilia. Qui da tanti anni Emilio Barbieri da buon autodidatta ha sviluppato il suo stile di cucina fino a raggiungere importanti riconoscimenti. Che sia bravo è fuori di dubbio, che abbia tanta passione e voglia di lavorare pure. Basta guardare il menù: decine di piatti, dove non ce n’è uno che non sia complicato, uno che non abbia vari ingredienti di riferimento, salse e cotture differenziate. Il risultato è che a parte il lavoro massacrante della brigata (che ovviamente cura anche i dettagli, tipo pane, pasticceria ecc..), quello che arriva a tavola è un pò stancante anche per il commensale, ed il gourmet vede a volte questo enorme lavoro magari compromesso da un pò di salsa in più o un eccesso di cottura, tutti dettagli che con meno elaborazione e minor numero di piatti in carta potrebbero essere più centrati. In sintesi rinnoviamo le lodi, ma auspichiamo più semplicità e rigore. I piatti migliori? Il tortino di parmigiano e la quaglia.