Il Comandante a Napoli

Prima con Andrea Aprea, ora con Salvatore Bianco, il Comandante resta la punta della cucina creativa in città, con indubbia continuità di stile e di rigore. L’ambientazione è sontuosa, l’atmosfera intrigante sospesa a metà tra il lusso della sala e l’illuminazione da locale notturno, il panorama bello in attesa di diventare splendido (quando il porto sarà definitivamente rinnovato). Dentro c’è un gran lavoro, in sala con un’equipe curata da  Alfredo Manzoni e Mario Vitiello che è impostata secondo un protocollo (fin troppo) rigido che cerca di prevenire ogni problema e curare ogni dettaglio (poi magari qualche sbavatura capita comunque). In cucina Salvatore non è da meno. Lo aiutano Roberto Boemio e Francesco Citterio, coadiuvati da uno stuolo di aiutanti, indispensabili per portare avanti l’enorme lavoro che viene richiesto: basta pensare al pane (grissini sottili, taralli, pane a lievito madre, e vari tipi di pane di tutti i generi che accompagnano le varie portate), agli stuzzichini iniziali (praticamente perfetti con il baccalà in evidenza), alla sequenza dei piatti (non ce n’è uno diciamo normale, sono tutti articolati, con la presenza di un numero elevato di ingredienti, ricercati nella presentazione), alla ricerca dell’effetto o comunque della curiosità (con un rimando continuo dall’ingrediente ricco a quello povero, dall’ingrediente locale a quello esterofilo). Il tutto è affascinante, ma anche un pò stancante perfino per un palato allenato, anche perchè il percorso scelto è impervio e la discrepanza tra aspettative e gusto finale inevitabilmente affiora lungo la degustazione. Chiudiamo con un suggerimento (di semplificazione per quanto sopracitato) e una lode, alla pasticceria davvero bella e anche buona (ad opera della giovane Tonya Centoducati).

Potrebbe interessarti

Radio ufficiale del Maggio della Musica Polisonnografia a domicilio Napoli Livenet News Online