Dopolavoro a Venezia

L’abbiamo provato a cena e a pranzo, dal menù completo a quello leggero dedicato all’orto. Ed in effetti l’orto è da vedere ma anche da assaggiare ed il modo migliore è proprio questo menù, dove i piatti scorrono belli, leggeri, innovaivi senza scossoni e con piacevoli ricordi (come ad esempio il finto risotto). Molto più impegnativo è il menù degustazione, una vera sfida per il palato. Richiede al cliente attenzione e concentrazione, figuriamoci lo sforzo che ricade sulla brigata! Una serie di stuzzichini, antipastini, assaggi vari dove ogni piatto si articola su almeno una decina di ingredienti, ognuno dei quali spesso lavorato in modo anche non banale. E’ indubbio che lo chef, Fedrico Belluco nonostante sia molto giovane (è passato anche al nostro Premio Emergente un anno fa), sia anche molto preparato, ma gli consigliamo caldamente di far riposare di tanto in tanto la brigata (ed il cliente) con qualche passaggio meno impegnativo. Detto questo ci godiamo comunque questa cucina di tecnica evoluta, di materia prima notevole (tra l’altro con l’orto di casa sempre largamente presente), che offre un’ampia serie di sfumature golose. Tante sono quelle positive, dai finti ravioli di alghe al risotto con sedano ed acciughe, dagli asparagi con uovo e mandorle alle linguine all’astice. Meno ci hanno convinto l’impepata di cozze e la sogliola con spugnole e midollo. Intorno un bel servizio di sala si avvale dell’accoglienza di una persona esperta come Simone Celeghin, assistito da un’equipe giovane e sorridente. E complimenti a Giancarlo Perbellini, supervisore del tutto, di aver messo su un altro ristorante di grande attrazione.

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