Da Pescatore a Firenze

Guardando la bella chiesa del Carmine, entrate prima sulla destra per non perdere l’occasione di visitare la Cappella Brancacci, uno dei momenti più alti del nostro rinascimento con gli affreschi di Masaccio e Masolino da Panicale (aperta anche di sera!). Poi a sinistra su una rientranza della piazza, ecco questo locale (lì dove c’era un tempo il ristorante di Cavalli), che probabilmente occupa uno spazio sconsacrato della monumentale struttura di Santa Maria del Carmine. La location è ad effetto, anche se c’è per noi un troppo acciaio. In compenso le luci sono magistrali e illuminano solo il tavolo con un sistema pratico e moderno (completo di ricarica del cellulare!) Qui ritroviamo dopo tanti anni Daniele Pescatore (nomen omen), conosciuto negli anni novanta all’Amorosa Visione, poi al Cenacolo ed altro ancora. Chef di grande tenacia e passione, un tempo un pò confusionario, oggi sicuramente più misurato ed equilibrato. Alcune manie rimangono: non c’è il pane, solo una focaccia (mediocre); ama i formaggi che spuntano (e spesso non si capisce il perchè) in parecchie ricette di pesce; e inoltre (ma la colpa non è sua, non essendo pasticciere) i dessert sono veramente basici. Detto questo alcune cose lasciano il segno, e meritano l’encomio i due primi eleganti e delicati: i capellini in brodo e gli gnocchi al nero.

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