Campamac a Barbaresco

Si autodefiniscono “osteria di livello”. Aggiungiamo di gran livello. Si sono messi in due: Paolo Dalla Mora e Maurilio Garola, e le hanno pensate tutte. Tre monoblocchi di cucina divisi in due spazi accolgono il visitatore che quasi ci passa dentro e così ha modo di vedere attrezzature fantastiche (non manca il rotissieur e un mantecatore evoluto), pentolame, ecc.. tutto di livello. Il percorso  prosegue attraverso grandi frigoriferi con vetrata che contengono altro ben di Dio: formaggi, salumi, carni con stagionature fino a 60gg. A questo punto è d’obbligo una deviazione in cantina, un mondo a parte, curato anche questo nei dettagli e con grande eleganza. Entriamo finalmente nella bella e grande sala: troneggia il carrello dei formaggi, profuma l’aria il cestino del pane a lievito madre fatto sempre in casa, e il tartufo che spande il suo profumo. Le sedute sono ampie ed accoglienti perfino attrezzate per la ricarica dei cellulari ed in toilette la linea dei saponi è anch’essa particolare. Molto viene raccontato nel menù (un foglio gigantesco), altro al tavolo dove ritroviamo il  bravissimo Germano Morina, titolare un tempo dell’Ostu de Baloss a Saluzzo. E ritroviamo in cantina un altro gran professionista: Pier Bergadano, un tempo alla Pergola di Vezza dove poteva contare su una cantina da sogno, ma anche qui come detto sopra non è messo male. La cucina è giustamente materica, punta tutto sulla sostanza e cerca (e ci riesce) di rispettarla. Buona la battuta, buona la variante del plin, grande carne quella della bistecca per finire con un buon gelato e il tutto accompagnato da un gran pane. Un investimento sicuramente importante, un segno indiscusso del valore che sa esprimere questo territorio a livello enogastornomico.

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