Arcangelo Dandini si è costruito il successo e la fama ricetta su ricetta, supplì su supplì in tanti anni di duro lavoro. E’ anche intelligente e, fiutando l’aria e dovendo rinnovare il locale, si è riposizionato su un (apparente) livello in tono minore, mirando a non intaccare la sostanza. E’ giustamente considerato il massimo interprete della cucina romana, una cucina regionale che negli ultimi decenni ha conosciuto successo mondiale, e sull’onda di questo successo può ormai contare su un pubblico di affezionati gourmet (anche venuti da lontano) fedele e plaudente.
Arcangelo Dandini si è costruito il successo e la fama ricetta su ricetta, supplì su supplì in tanti anni di duro lavoro. E’ anche intelligente e, fiutando l’aria e dovendo rinnovare il locale, si è riposizionato su un (apparente) livello in tono minore, mirando a non intaccare la sostanza. E’ giustamente considerato il massimo interprete della cucina romana, una cucina regionale che negli ultimi decenni ha conosciuto successo mondiale, e sull’onda di questo successo può ormai contare su un pubblico di affezionati gourmet (anche venuti da lontano) fedele e plaudente. Si merita le lodi perchè i sapori (che non lesina) sono riconoscibili, corretti, basati in genere su ottime materie prime e l’esecuzione denota ingegno. Qua e là c’è qualche imperfezione, nella troppa salsa o in quella inutile, alcune cose ce le ricordavamo migliori (i supplì e il pane), ma il “viaggio a Rocca Priora” è commovente e il suo “baccalà al vino speziato” tutto da godere, per non parlare di qualche dettaglio che dettaglio poi non è: il purè di patate, ottimo (meglio dei decantati gnocchi).