Marco Bottega è nato nel ristorante di famiglia, un tranquillo locale ben aperto ai grandi banchetti, dove poteva tranquillamente vivere e prosperare senza troppi problemi, allietato da una larga e generosa campagna intorno. Gli dobbiamo riconoscere ansia di emergere e imparare, è andato per anni in giro con tappa fondamentale da Massimo Bottura, è passato dalla sala alla cucina, per ritornare a casa e giocarsela a tutto tondo mettendoci la faccia. Insomma ha del coraggio, e noi che lo conosciamo bene, ha anche una grande potenzialità per l’età (32 anni) che gli potrebbe ancora consentire un ampio miglioramento. Ce la farà? Dipende dalla quantità di sacrifici che ancora vorrà mettere in gioco per affinare le indubbie qualità che già possiede. Già oggi comunque nel deserto che si stende tra Roma e Napoli, accanto alla luce di Salvatore Tassa, è una delle poche alternative che meritano deviazione e sosta. Il pranzo che abbiamo avuto ci è piaciuto, il piatto migliore? un dessert straordinario fatto in collaborazione con Franco Aliberti (tre elementi, tre pennellate di puro piacere). Ma il suo (tutto suo) fegato grasso è altrettanto provocatorio e godibile, mentre negli altri piatti si intravede l’impostazione e la qualità, manca a volte la soluzione che fa la differenza, ma comunque quest’Aminta è da vedere!