Tre Cristi e siamo, se non ci sbagliamo, a tre chef. Tutti bravi o molto bravi (pensiamo al primo, a Paolo Lopriore), segno che il locale nei cambiamenti ha sempre mantenuto un buon livello. Da qualche mese è qui Franco Aliberti, cresciuto a San Patrignano e poi in giro per l’Italia, sceso a valle dalla sua ultima esperienza in Valtellina. Nasce come chef patissier, (e in effetti anche qui il finale è interessante seppur giocato sugli stessi ingredienti), ma con talento curioso e aperto ad altri fronti. Ed infatti si destreggia e bene proponendo con coraggio un menù imperniato su ingredienti cosiddetti poveri, realizzato con grande coerenza, affiancato da un buon pane, da tanto burro, con il salmerino come piatto migliore e gli spaghettoni al pomodoro come il meno convincente. Da segnalare anche i due curiosi menù, il primo “In Città” quartiere per quartiere, il secondo “A due passi da Milano” che due passi poi non sono visto che ci si allontana anche di 200 km. Ultima annotazione: ci sembra felice il connubio, tra Franco in cucina simpatico e un pò scanzonato con la solarità del sud, e Monica Angeli in sala precisa e di efficienza austrungarica.
Franco Aliberti
Premiazioni con i botti si potrebbe dire, sì perchè alla fine ci sono stati anche i fuochi di artificio per festeggiare la torta finale, una specie di compleanno per i 10 anni del Premio IAT. Un bel successo per Italia a Tavola che ha visto il suo sondaggio crescere vertiginosamente negli anni e sabato sera su questa bella terrazza della Cantalupa c’era veramente il fior fiore delle Associazioni e dei cuochi. Tra grandi prodotti e qualche ricetta ben studiata (tra quelle assaggiate ottimo il tonno di Ciccio Sultano e il glacier di Chico Cerea), è stata una serata veramente densa e per giunta allietata da un clima finalmente primaverile. Insomma Albero Lupini le ha azzeccate tutte, complimenti!
E brava Carla Icardi (e i suoi collaboratori) ad aver raccolto tante star del mondo del dolce. Da tutto il mondo a Milano, nel funzionale e piacevolissimo Magna Pars Hotel (&Convegni), due giornate piene di eventi e incontri. Queste alcune immagini di ieri, oggi continua.
Marco Bottega è nato nel ristorante di famiglia, un tranquillo locale ben aperto ai grandi banchetti, dove poteva tranquillamente vivere e prosperare senza troppi problemi, allietato da una larga e generosa campagna intorno. Gli dobbiamo riconoscere ansia di emergere e imparare, è andato per anni in giro con tappa fondamentale da Massimo Bottura, è passato dalla sala alla cucina, per ritornare a casa e giocarsela a tutto tondo mettendoci la faccia. Insomma ha del coraggio, e noi che lo conosciamo bene, ha anche una grande potenzialità per l’età (32 anni) che gli potrebbe ancora consentire un ampio miglioramento. Ce la farà? Dipende dalla quantità di sacrifici che ancora vorrà mettere in gioco per affinare le indubbie qualità che già possiede. Già oggi comunque nel deserto che si stende tra Roma e Napoli, accanto alla luce di Salvatore Tassa, è una delle poche alternative che meritano deviazione e sosta. Il pranzo che abbiamo avuto ci è piaciuto, il piatto migliore? un dessert straordinario fatto in collaborazione con Franco Aliberti (tre elementi, tre pennellate di puro piacere). Ma il suo (tutto suo) fegato grasso è altrettanto provocatorio e godibile, mentre negli altri piatti si intravede l’impostazione e la qualità, manca a volte la soluzione che fa la differenza, ma comunque quest’Aminta è da vedere!
L’idea è bella originale e stimola la fantasia degli chef: cucinare con l’acqua, con l’ingrediente più diffuso al mondo, dovrebbe essere la cosa più semplice, ma non lo è. Ogni anno si cimentano in tanti e ogni anno ci si ritrova qui, alla Ferrarelle di Milano, a premiare i meritevoli. E’ anche l’occasione per vivere in allegria una serata diversa. Quest’anno accanto agli chef è protagonista la fotografia con la presenza di noti fotografi che in molti casi sono anche ottimi colleghi.
Performance di Inaki Aizpitarte al ristorante Vite di San Patrignano in occasione di Squisito. Folla delle grandi occasioni, nugolo di telecamere e grande attesa per il numero 9 del mondo (primo di Francia) secondo 50 best restaurants.
Serata a Vite in occasione di Squisito con un menù che racconta i grandi prodotti di San Patrignano. Tra brindisi e incontri, gli assaggi scorrono velocemente e si chiude con gli ottimi dessert di Franco Aliberti.
Vendemmia e caribe, il nome è curioso, ma il dessert buonissimo. Lo dobbiamo a Franco Aliberti, il bravo e giovane pasticciere di Vite, il ristorante di San Patrignano. Oggi si apre il 31° Sigep di Rimini, la più importante manifestazione dedicata al mondo della pasticceria.
San Patrignano è la più grande comunità di recupero del mondo, San Patrignano non è solo recupero, ma aspira all’ eccellenza. Eccellenza che persegue nei rapporti umani, nei prodotti dell’ agroalimentare di questa magnifica collina, nel nuovo ristorante Vite. E’ passato poco più di un anno dall’ apertura e il livello continua a crescere.