Massimo Viglietti è chef atipico, non solo riferito a Roma. Sarebbe lo stesso in qualsiasi contesto. Se il padre quando iniziava a parlare non si fermava più (come ricorderanno i clienti del Palma di Alassio), Lui è ben difficile che dica più di due parole di fila. Schivo, ma non umile, poco appariscente fuori dalla cucina, ma non modesto. Ma alla fine quello che importa è il suo stile di cucina e qui dobbiamo solo complimentarci. Sembra in questo aver trovato la giusta collocazione in questa Enoteca famosa ad un passo dal Parlamento ed un ottimo rapporto con il suo titolare, Daniele Tagliaferri, profondo conoscitore di vini e di bollicine in particolare, ma anche attento a scegliere i collaboratori. Sintonia che si traduce in una serie di assaggi gradevoli, con forse meno lampi azzardati (ma che a volte facevano la differenza), ma anche meno cadute rovinose rispetto ai nostri ricordi. Tutto fila liscio, tutto è buono e piacevole con lode speciale all’ottimo pane (e focacce), e applauso alla patata affumicata al tabacco con pinoli e alici.