28 coperti (da non perdere) a Milano

Qui c’è attenzione alla solidarietà, dal recupero dei giovani in carcere all’aiuto agli slums di Nairobi, ma c’è anche tanto altro che vale da un punto di vista gastronomico. Il locale è essenziale nell’arredo (fatto per l’appunto dai carcerati), indicativo nel servizio (con larga presenza di vini biologici e particolari selezionati dalla brava Iris), intrigante per il livello di cucina. I 5 assaggi a 35 euro è la migliore scelta che si possa fare in città per rapporto prezzo qualità, come anche il menù completo  a sorpresa di 60 euro che offre una serie di portate che non sfigurerebbero in ristoranti noti e titolati. In cucina il più vecchio è lui, Marco Ambrosino, 30 anni di Ischia (al Melograno, quando c’era anche Iris), breve esperienza al Noma, e poi a Milano al Buongusto (ora chiuso) prima di arrivare qui da qualche mese.  Ha estro ed intelligenza, creatività con già il senso della misura, e tanta voglia di fare, pur nell’ambito di una cucina piccola, e di un prezzo che non consente certi ingredienti e voli di fantasia. Le immagini la dicono lunga sulla qualità di quello che abbiamo assaggiato, dal pane alla pasticceria finale, e il palato ci conferma le aspettative. La serie degli assaggi iniziali è notevole (solo il panino a vapore un pò gommoso), le due entrèes vegetariane (fragoline fermentate e rapa arrostita) fulminanti e si prosegue bene fino alla fine, con piccole cadute nel fegato con scampo e nell’ alalunga con genovese più per squilibrio delle proporzioni che per difetto dell’idea. C’è una bella atmosfera anche per il rapporto quasi familiare che si è creato tra i titolari e i dipendenti (Iris e Marco), che è un bel presupposto per la continuazione di questa avventura.

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