The Stage a Milano

Nella Milano che guarda al futuro, che apre la porta alla spettacolarità e agli ambienti internazionali, questo Stage ci sta tutto: il nome che fa “scena”, l’ingresso dalla scenografica piazzetta Gae Aulenti, l’entrata che vuole stupire, la volta della sala che vuole ammaliare. Ci sono tutte le componenti per creare effetto ed aspettative e quindi ci sediamo speranzosi. E dobbiamo dire che la cucina si difende mandandoci una serie di assaggi che denotano tecnica e inventiva come il calamaro ripieno di kefir con le sue parti croccanti (ottimo), come i chicchi di seppia risottati con frutti di mare e bitter. Meno la cucina ci ha colpito sul fronte più tradizionale: il carciofo un pò scivoloso e il risotto (quello vero) troppo mantecato. Chiude un curioso krapfen e un’ottima bossola bresciana. Però più che la cucina (secondo noi lodevole e che vorremmo riprovare liberamente specie sul versante creativo che ci è parso il più congeniale), qualche lacuna l’abbiamo trovata nel servizio, lento e poco di supporto durante la cena.

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