C’è l’anima di Pier Giorgio Parini dietro a questo nuovo locale di Forlì e si vede. Si respira un’aria giovane, disincantata allegra, merito di un team che esegue bene le indicazioni dello chef ed è capace di trasmetterle al tavolo. In cucina sono loro: Mattia, Megumi, Davide ed Elia, mentre la sala gira sotto l’occhio attento di Simone Zoli, anche titolare, aiutato da Alex e Olga. La posizione è curiosa: al centro della piazza del mercato, con una bella terrazza godibile in stagione e una saletta avvolta dalle ampie vetrate. tutto è semplice e nulla è banale, come la piccola carta dei vini, e i piatti che arrivano al tavolo, dove il vegetale fa da protagonista ma è sempre accompagnato e ben contrastato da qualcosa che non ti aspetti e che fa la differenza. L’insalata in questo senso è memorabile, vivida e pungente ad ogni forchettata. Unico appunto in un pranzo godibile per tutto, anche per il corretto prezzo, è forse l’eccessiva caratura dei piatti che sono spesso un pò sopra le righe, quasi a sottolineare più la potenza gustativa che l’eleganza.
Pier Giorgio Parini
Dieci anni di Parini, due volte e mezzo di Fausto e Stefania. Loro sono stati fortunati a trovare uno come Lui, ma la fortuna se la sono di certo meritata. Pochi oggi sanno o ricordano gli sforzi di Fausto, funzionario del comune di Rimini, sindacalista attivo, appassionato ante litteram delle cose buone. Nei primi anni novanta cominciò a far conoscere la sua casa di famiglia arrampicata sul ripido colle di Torriana, a riempirla di grandi vini e prodotti del territorio e pian piano a proporre una cucina fin dall’origine attenta e diversa da tutto quello (tanta roba) che c’era intorno. Si è sempre mangiato bene, ma di certo con Pier Giorgio (lunghi anni di fecondo apprendistato con gli Alajmo) la cucina è definitivamente decollata. Oggi Lui si attira giustamente tutte le lodi, ma noi ci teniamo a ricordare l’ importante presenza di Stefania in sala e di Fausto in sala con le sue acute osservazioni e suggerimenti sui vini. Tornando alla cucina, affidatevi allo chef per percorrere un menù che ha pochi rivali, una sequenza che si fa apprezzare non solo per la varietà dei temi trattati, ma per l’originalità degli accostamenti, alcuni dei quali praticamente unici. Qui il “dejà vu” praticamente non esiste e l’eccitazione del palato fine arriva al cielo, dalla fenomenale chips di cima di rapa iniziale alla sogliola con cavoli, dai mirabili gnocchetti alle deliziose linguine, dal cardo alle lumache, forse la ricetta che più ci ha colpito. Nessuna battuta a vuoto, solo un paio di piatti in tono minore, ma non per questo non interessanti (la seppia con crema di aglio, il maiale un pò troppo profumato). Consiglio: veniteci almeno una volta l’anno, e se potete anche più volte, non vi annoierete di certo!
Tradizionale cena delle 3 forchette con alcune novità. La prima riguarda la location, la grande sala dello Sheraton che cerca (e non ci riesce) di farci dimenticare la sede storica della Città del Gusto. La formula è innovativa, non più la cena placèe, ma i piatti ce li andiamo a prendere direttamente dagli chef che cucinano lungo il perimetro della grande sala. Una formula che velocizza il ritmo della cena, permette di scambiare qualche chiacchera con gli amici capitati ad altri tavoli, i piatti vengono raccontati dagli chef in prima persona e vengono anche facilmente digeriti grazie ai chilometri che si fanno. Due annotazioni, l’enorme palco è rimasto a lungo tristemente vuoto, e non capiamo perchè, gli assaggi erano tutti di buona o ottima fattura, ma il kiwi di Pier Giorgio Parini (siamo stati fortunati, abbiamo inziato da lui) ci ha aperto i polmoni con le sue note balsamiche e rinfrescanti che ci hanno accompagnato in dolce ricordo fine alla fine, bravo Pier Giorgio.
Non manchiamo quasi mai alla cena delle 3 forchette, un doveroso omaggio al Gambero Rosso che rappresenta sempre un punto di riferimento importante. Clara Barra e Giancarlo Perrotta sono due professionisti di lunga esperienza e il confronto con loro è sempre piacevole. E poi ogni anno almeno una sorpresa ce la danno, lo scorso anno ad esempio le 3 forchette di Roberto Petza, e quest’anno con un altro sardo, Oliver Piras, che però lavora sulle Dolomiti e che ha ricevuto il premio di miglior giovane chef. (Oliver sarà da noi in gara ad Emergente Nord a Cooking for Art Milano dal 29 novembre al 1° dicembre).
Grande folla, gran successo e piccolo buffet. In tanti abbiamo applaudito le condivisibili scelte di Enzo Vizzari e dei suoi tanti collaboratori riuniti alla Stazione Leopolda in una magnifica giornata di ottobre. Poche le novità, pochi gli aggiustamenti e poche le polemiche a conferma di una situazione tutto sommato solida nella continuità. Nonostante la crisi è un settore che si difende e che trascina avanti un’Italia zoppicante. Brindiamo all’amico Enzo. Lunedì 28 ci sarà la guida Touring a Roma e poi ai primi di novembre si chiude con la Michelin.
Tradizionale e frequentatissima come sempre la cena delle 3 forchette del Gambero Rosso. Ormai le discussioni sui ristoranti sembrano scemare, fa più scalpore la classifica delle pizzerie che un tempo nessuno prendeva nemmeno in considerazione. L’ultimo tabù è sfatato, la pizza migliore (secondo il GR) non è più a Napoli (personalmente mi dissocio). D’altronde da quanto tempo nessuno cita più Bologna per le fettuccine? ……Roscioli e Dandini, resistete con la gricia!
Si moltiplicano, ed è un bel segno, le iniziative di solidarietà ai terremotati, in particolare ai ristoranti che sono stati danneggiati. Oggi è il gran giorno di Bologna, dove al ristorante Leoni si alterneranno molti chef giunti da ogni parte, specialmente dall’Emilia. Venerdì sera si è svolta la cena romagnola organizzata dalle Giare di Montiano, che vi raccontiamo nelle immagini a seguire, con Parini, Raschi, Liuzzi, Agostini, Casali. Martedì 17 luglio sarà la volta degli chef della Capitale, da Beck a Troiani, da Genovese a di Giacinto che cercheranno di raccogliere fondi negli ampi spazi di Atlas Coelestis.
Nasce a Testaccio la Gazzetta Gastronomica di Bonilli. Nasce in un giorno bagnato dalla pioggia, e quindi sarà fortunata; nasce pure con tanta Passione Gourmet nel corpo. Si brinda con zuppe famose, noi arriviamo tardi, giusto in tempo per raccattare un boccone prezioso (panettone e quinto quarto, firmato Bottura). Auguri.
Pier Giorgio, un nome non consueto ma che sembra portar bene agli chef emergenti.
Irresistibile questa realizzazione seducente e golosa, un’ essenza di crudo e poi a seguire una ricetta di un dessert interessante. Siamo all’ Osteria del Povero Diavolo di Torriana. Lo chef, giovane e bravo, è Pier Giorgio Parini.