Una giornata con pioggia battente senza tregua, eppure Le Trabe lasciano il segno. D’altronde l’acqua è la vera protagonista della scena, ti accompagna con i canali, gli sfiori, e le cascatelle e scorre perfino sotto il tavolo dove mangi. Immersi nell’acqua e nella natura si gode lo spettacolo del verde intorno, delle piante, delle papere che animano il paesaggio. Un posto talmente bello che verrebbe voglia di fare solo un dejuneur sur l’herbe, però anche l’alternativa gourmet seduti all’elegante tavolo è attraente. Antonio (con il fratello Raffaele) Chiacchiaro gestisce questo piccolo paradiso che giustamente per la Michelin vale due stelle, una per il cibo e una per il green, ci accoglie ricordando l’ultima volta che aravamo qui, con Gualtiero Marchesi in una cena che è nei ricordi di tutti i presenti. Da qualche tempo c’è un nuovo chef, Marco Rispo, anche lui ingegnoso e bravo, si destreggia con abilità e merita di sicuro la lode per l’impegno e la giovane brigata. Però le cose migliori alla fine erano le più semplici, la minestra di rinforzo, la scarola imbottita, la cernia a vapore, cioè i segni dell’ orto e dell’acqua che qui naturalmente vorresti anche a tavola e non solo intorno. Ma tutto il menù comunque scorre bene, e si fa apprezzare, salvo uno spaghettone un pò troppo appesantito dalla bufala coniugata in tre tipologie. Servizio altrettanto giovane e cortese, e a fine pranzo esce anche un pò di Sole e siamo quasi al tramonto. In tempo per un’ultimo sguardo a questo bellissimo posto.
Gualtiero Marchesi
Nessuno è perfetto, e anche lui, il Maestro per antonomasia non lo era. Ma è indubbio che grazie a Lui la cucina italiana è diventata moderna, è grazie alla sua cultura che il cuoco italiano è ora un professionista che merita rispetto. La ristorazione italiana per anni è cresciuta con i suoi allievi, con l’eredità non solo delle sue ricette (alcune tuttoggi geniali e illuminanti) ma della sua visione organizzativa di cucina e di sala. Siamo felici di averlo conosciuto all’inizio (in realtà aveva già quasi cinquanta anni, ma pur essendo nato in un ristorante, quello paterno, il suo primo ristorante lo ha poi aperto in età indubbiamente matura) in via Bonvesin della Riva dove oggi è la sua scuola di cucina e che speriamo diventi un museo a lui dedicato. Che non sparisca insomma come quel Giannino, per altro poco distante. Siamo certi che oggi Milano, all’avanguardia per tante cose, non si lascerà sfuggire l’occasione per celebrarne al meglio la figura e conservarne il ricordo alle generazioni future.
Due Maghi sono spariti ieri. Uno era “noto”, l’altro notissimo. Partiamo dal primo, Bob. Grafico, Fotografo, Incantatore, con le sue foto senza orpelli e ridondanze entrava nell’anima del piatto, il suo segreto? aveva un gran palato che gli faceva capire dove era la vera anima della ricetta. Per me un esempio, un amico, e un insegnamento: nella vita è importante mai tirarsela troppo e l’autoironia in questo aiuta. Bob ci mancherai, e non solo a Natale quando gli unici auguri aspettati originali e sensati erano i tuoi.
Il secondo era un Mago vero, ha incantato i ragazzi nel programma televisivo più lungo e fortunato della storia della nostra televisione, ma era anche lui persona schiva e un gran palato. Pochi l’hanno ricordato per questo eppure Cino (Felice) Tortorella è stato un grande anche in questo campo. Per oltre dieci anni il suo articolo apriva Grand Gourmet. In genere un ristorante “del cuore” con una lunga intervista dove trapelava il suo approccio rispettoso, ma arguto e competente. Io avevo una modesta pagina in fondo alla rivista, per me era un mito! Ringrazio Enrico Guagnini, allora direttore di Gran Gourmet (poi seguito da Fiammetta Fadda), d’avermelo presentato e fatto conoscere.
Due Maghi sono spariti ieri, ma essendo dei Maghi, ci hanno lasciato i loro sortilegi, memorie e ricordi che non scorderemo.
Curioso vedere tanti cuochi che parlano della sala, ma è indubbio che avvertono il problema e sanno che è lì che si gioca il futuro dell’alta ristorazione (in quella media o bassa secondo noi il problema ormai non si pone nemmeno più). A convocare tanta bella gente ci ha pensato le Cantine Ferrari con la sua scelta di creare un premio specifico nel quadro delle classifiche internazionali dei 50 Best. Una serie di interventi interessanti che spaziano dalla Bocconi al Clovis Club di Londra e che si chiudono con l’intervento di Gualtiero Marchesi. Applauditissimo Antonio Santini, sarà lui a vincere per primo? Se lo meriterebbe a furor di popolo.
Grande Cucina e Grande Serata in un curioso spazio eventi di Milano scoperto da Claudio Sacco, viaggiatore gourmet. Una location inusuale suggestiva ed esclusiva un pò come vuole essere Grande Cucina. 4 chef per 4 piatti ben riusciti, in particolare il risotto cucinato in condizioni non semplici (tanti bagni intorno, ma nessuna cucina attrezzata). Tanta bella gente che ha applaudito al coraggio di lanciare una rivista di profilo alto e mirato in un momento non certo facile. Siamo coinvolti anche noi e ci uniamo all’applauso, sicuri del successo che non potrà mancare visto anche l’impegno dell’inimitabile Carla Icardi, direttore della Rivista, donna creativa affascinante e decisa.
Quasi un record preparare un tavolo di 23 metri, per 66 perfetti coperti, un’unica tovaglia con 7 bicchieri cadauno, e servire sei portate con cambio di vini e posate in meno di due ore. Ma a parte la perfetta organizzazione e la bravura dei tanti ragazzi del servizio, è stata una bella cena per il colpo d’occhio, la qualità della sala e anche quella dei piatti, per il giusto mix di chef, non solo quelli famosi e stellati, ma anche la tradizione ha avuto la sua parte, come la quota rosa e per finire ecco Mauro Gualandi, l’indimenticato pasticciere del Trigabolo, giunto nel 1984 ad Argenta e da lì poi non si è più mosso mentre il resto della brigata andava alla conquista dell’Italia gastronomica, cambiandola.
Che è, che non è? Un pò di suspense e poi l’oggetto misterioso viene presentato ieri sera al Principe di Savoia con alcune buone ricette di Giovanni Ciresa e Fernando del Cerro, un italiano e uno spagnolo per farci capire le potenzialità di questa nuova salsa-ingrediente-condimento al profumo di tartufo nero. C’è molta folla, e anche di livello visto l’onore ed il piacere di ritrovarci con Gualtiero Marchesi, sempre più in forma e come dice bene Lui: diversamente giovane!