Di Luigi Cremona

Mimì alla Ferrovia

Questo articolo  è stato scritto prima dello stop delle attività ristorative dovuto al Covid-19.

Domenico Giugliano (Mimì) aprì il locale nel 1941. Non erano tempi felici e ci voleva di sicuro un po’ di ottimismo. Ma di fronte c’era la Stazione a pochi passi (poi negli anni cinquanta è stata spostata molto più indietro creando l’attuale grande piazza Garibaldi) che assicurava un buon viavai di gente. C’era anche l’Odeon, il teatro di avanspettacolo, dove Totò provava le sue farse teatrali e dove Mimì gli mandava un piatto di pasta a mezzogiorno. Ed è proprio con Totò che è decollata la fama di Mimì alla Ferrovia, cresciuta poi con una serie infinita di noti personaggi che con le loro foto e ricordi riempiono le pareti del locale. Michele, figlio di Mimì, ne ha proseguito l’opera e oggi la terza generazione (soprattutto Ida, figlia di Michele, e Salvatore, suo cugino) porta avanti con straordinaria continuità la fama di Mimì. Ci veniamo dai primi anni ottanta, e quasi non sembra passato il tempo. Michele ci apre la porta, sempre uguale, sempre gentile e sorridente, e anche il resto scorre tra ricordi e tradizioni che qui ovviamente devono essere mantenute e celebrate. Qualche spunto nuovo c’è, anche perché in cucina è il giovane Salvatore che con passione è andato in giro in qualche famosa cucina. E i sapori ci sono tutti, a volte fin troppo, ma c’è anche da dire che la fidelizzata clientela questo vuole.

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