Sarà la bella giornata complice, ma è difficle trovare delle pecche in un ristorante come questo che ti accoglie con la sua sala che è uno splendido jardin d’hiver, e un personale giovane e preparato a conferma della professionalità che la famiglia Alajmo trasmette ai suoi collaboratori. Il verde e l’orto intorno completano la cornice (e non lontano c’è pure un pollaio). Mancava in sala Michela Gobbo, ben sostituita dalla giovane Ilaria, sommelier verace, mentre in cucina il giovane Mattia Ercolino ben interpreta i fondamentali di Massimiliano con una proposta articolata, golosa che vuole dare all’ospite sapore e confort, limitando rischi ed avventure improvvide. Largo spazio alle verdure come è prevedibile dal contesto, ma anche la carne ed il pesce sono presenti e ben trattati. Il radicchio in tempura merita da solo un viaggio (partendo anche da lontano), ma il resto non è da meno, dalla succulenza dell’uovo all’ottima pollastra. Anche i primi sono buoni: la calamarata zafferanoe liquirizia un classico di Alajmo, i tortelli altrettanto golosi, meno ci sono piaciuti gli spaghettoni fin troppo ricchi di intingolo. Nel finale un elegante anche se un pò semplice tortino al cioccolato e un irresistibile dobos con granita di lambrusco. Ringraziamo Marisa Huff della compagnia,