La Penna d’oca a Roma

Non è il primo cambio di gestione, ma speriamo che questa volta la situazione possa consolidarsi. Le buone premesse ci sono: moderno e pulito l’arredo, impegnativa e brillante la carta dei vini, attento il servizio, bravo e diligente lo chef, che in questo piccolo e raccolto locale di pochi tavoli si lancia in una lunga proposta di ricette che ne evidenziano le molte qualità, tenendo anche a mente che la cucina è piccola e la brigata pure. Certo stride un poco la mostra del pescato (anch’essa piccola in quanto gli spazi sono quello che sono e quindi viene da pensare che forse potrebbe essere ridondante) con la voglia di proporre una cucina più elaborata, e ci sembra che gli spazi non suggeriscono la coabitazione di due linee e due pensieri. Comunque vedremo poi nel futuro quale sarà la direzione, a noi preme sottolineare la buona prova dello chef che forse se si concentrasse ulteriormente evitando troppe dispersioni (le tipologie di pane, stuzzichini, tante ricette, e l’articolata pasticcieria finale) potrebbe anche risaltare meglio. Tra le tante proposte in rilievo la tartare di scampi, l’originale crudo e cotto di gamberi, i tortelli. Meno ci è piaciuto il riso e un pò debole la chiusura finale dei vari dessert. Servizio un pò formale, ma pregevole.

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