ANDOS, associazione nazionale donne operate al seno, punta al pieno recupero delle donne colpite da questa purtroppo diffusa malattia. Il momento iniziale della serata è a loro dedicato, con un riuscito incontro e i primi assaggi delle donne chef, Maria Probst della Tenda Rossa di Cerbaia, Antonia Klugmann de L’Argine di Vencò, Giuliana Germiniasi del Capriccio di Manerba oltre a Liù chef ospitante.
Redazione Witaly
Tacco 12 e bollicine è la pagina web di Lorenza, ed è anche il titolo di alcuni eventi, in genere estivi, che vogliono coniugare femminilità e problemi che le donne affrontano nella loro vita. Questa sera siamo allo Sporting by Liu di Caorle con alcune donne chef in una serata che si preannuncia densa di contenuti, ma purtroppo contrastata dal maltempo. Ma le donne toste non si tirano di certo indietro.
Un tempo era un’isola, lo è ancora, ma si fa fatica a capirlo. Comunque il vecchio centro storico con le casette dipinte a tinte vivaci è veramente attraente, la chiesa sul mare e il campanile rotondo segnano il paesaggio. Insomma Caorle nonostante l’espansione moderna non proprio felice, è un bel borgo sul mare da visitare, meglio fuori stagione. Siamo qui per Tacco 12 e Bollicine. Se siete in zona venite a trovarci!
Piace a noi, ma anche a molti, ed infatti è sempre pieno. Merito della qualità del servizio, della bella competenza di Michele sui vini che in larga misura scopre e distribuisce, merito della bella e accogliente atmosfera che il locale, per altro neppure tanto datato, riesce ad offrire. C’è anche una cucina di sostanza che alla gente piace, ricca (forse troppo) nei sapori e condimenti, ma non lesina nella qualità della materia prima: fassona, galletti ruspanti, tartufo in largo uso come pure gamberi e scampi. Qualche sorbetto di troppo, ma il bilancio è positivo ed il conto competitivo.
Il Resort è d’indubbio impatto, occupa con un vasto terreno intorno tutta una collina con macchie di alberi, prati, varie ville, una piscina, un bel centro benessere e sono in progetto altre suites e un’altra piscina oltre ad un campo prova golf. Dentro al Palazzo altre sale per convegni e incontri, un ristorante gourmet chiuso al momento della nostra visita. Abbiamo ripiegato su quello più tradizionale accanto alla piscina. Anche qui gli ambienti sono nobili, ben arredati e funzionali. La cucina un pò basica offre giudiziosamente poche alternative e punta molto su una serie di insalatone. Pioveva, il che non aiuta essendo questo un posto che offre il meglio di sè all’aria aperta godendosi il panorama e il verde del circondario. Cercheremo di tornare anche per provare il ristorante gourmet che apre al momento solo nel fine settimana.
Se non lo conoscete venite a trovarlo appena potete, un viaggio ben ripagato da tante cose: la bellezza di Lucca, la location fuori dal comune (in un bellissimo museo), la cucina scintillante di Cristiano Tomei, cuoco che si diverte e fa divertire la gente. Menù tutti a sorpresa in varie interessanti combinazioni (convenienti anche nel prezzo), e piatti che escono fuori dal dejà vu e che ci raccontano di questo talento abbastanza integro e spontaneo che ha anche una prestanza fisica, dei modi simpatici e, non ultimo, una moglie attraente che vi accoglie in sala. La cucina fa trasparire un carattere anarchico che ci sembra meriti un ulteriore bonus: presentazioni non curate, minestra di riso e non risotto, piccione cucinato appeso e maialino cotto ad alta temperatura. Anarchia che è supportata anche da buona tecnica, basti pensare la classica creme caramel fatta con i fegatini del piccione e un caramello alle acciughe o la perfetta maionese di ossa di coniglio. Tra le cose migliori i tortelli alle rape amare che si fissano nel palato con la loro insistente persistenza e la pastina di lievito al pomodoro che riprende la celebre pappa, innervosita dalla nepitella. Meno riuscite le triglia con troppa coratella e forse i dessert (pur interessanti) meriterebbero una definizione migliore.
Ambiente molto curato, dai toni caldi e non asettici, con prezzi corretti e chef di grande personalità: morale, ristorante sempre pieno. La formula è giusta e non possiamo che confermare di persona il buono che si dice su questo nuovo locale di Milano, specie da quando, alla fine dello scorso anno, è arrivato in cucina Davide Zunino. Mangiamo bene, in un bellissimo ambiente, senza cadute di stile e di ritmo. Tutto bene quindi? Sì se pensiamo al successo popolare, meno per il livello ultimo della cucina. Conosciamo bene Davide, e nelle sue corde c’è un notevole potenziale, è uno dei giovani chef più promettenti. Qui i numeri sono importanti, la cucina (a vista) un pò limitata come risorse umane e si fa quello che si può, cioè bene per piacere un pò a tutti, non benissimo, come il palato fine magari desiderebbe.
Dieci anni di attività per quest’osteria ormai famosa. Non è il braccio povero di Enrico Crippa, come si potrebbe pensare, quanto l’alternativa tradizionale. Le materie prime sono di livello, come quelle al piano di sopra (Piazza Duomo), solo che qui si rimane più circoscritti nel territorio. E’ bello vedere la sfoglia stesa ad asciugare, è bello assistere alla gara del taglio dei tajarin come si faceva un tempo in ogni casa. Un buon servizio ci presenta una serie di ricette corrette, che ripercorrono il territorio seguendo una sana stagionalità. Ottimi gli gnocchi della val Varaita, buoni i primi, e segnaliamo anche l’insalata primavera e la lingua (anche se non c’è la foto). In cucina sovraintende Enrico Crippa, ma la faccia ce la mette il bravo e modesto Dennis Panzeri.
I Lucianoni del mondo del food&wine sono due, Pigna e Vigna, ambedue simpatici, preparati e di buon peso. Il Pignataro lo incontriamo spesso, c’eravamo un pò persi il Lombardi, detto appunto Vignadelmar, da quando aveva lasciato la Puglia. Ce lo ritroviamo a sorpresa a Montalcino, d’altronde lui il vino buono l’ha sempre amato, in questa bella Enoteca di fronte alla Fortezza, dove le bottiglie (grandi di nome e di fatto, molte sono anche magnum) ti accompagnano fino in fondo alla bella cisterna. E’ arrivato da poco e sicuramente apporterà la sua impronta nel servizio di sala. Anche in cucina le responsabilità sono passate di mano da pochi mesi con l’arrivo di Francesco Mansani, chef di solida carriera alle spalle. Considerando che siamo a casa Franci, tra i nomi che contano a Montalcino, diciamo che c’è quindi solidità, e il tutto lascia ben sperare. Si beve alla grande, e il mangiare non delude con una cucina un pò classica e di sostanza, che ben accontenta il cliente che in genere a Montalcino cerca sani sapori per poi annegare nei calici.
Franci a Montalcino è un’istituzione: non solo azienda vinicole, anzi due (Franci e Tassi), ma anche apicoltura famosa, negozio di oggettistica e accessori del mondo del vino, bottega bioalimentare, enoteca in Fortezza, un delizioso B&B con tre belle suites, e infine una drogheria enoteca sulla quale torneremo.