Difficle dire di no a Maurizio Cortese e quindi eccoci a tavola con un bel gruppo di colleghi (Luciano Pignataro, Albert Sapere, Guido Barendson, Antonio Scuteri), di ristoratori valenti come Peppe Guida e Mariella Caputo, di produttori (Claudio Cerati per il salmone e Tenuta Fontana e Abbazia di Crapolla per i vini). Si beve bene, si mangia pure l’ottimo pescato locale e soprattutto si passa una bella serata, brindando e scongiurando il covid!
Maurizio Cortese
Presentazione a Napoli del libro di Massimo Bottura, il Pane è Oro, e pienone di pubblico e lunghi applausi. Non per vedere un cuoco in cucina, non per assaggiare le sue ricette. Solo per sentirlo parlare e poi acquistare un libro. Il perchè è presto spiegato: Massimo Bottura ormai non è più solo uno chef, ma potremmo dire un cuoco universale. Che interagisce a tutto campo con il mondo contemporaneo, ne intercetta le problematiche e di alcune, di quelle che la sua sensibilità avverte, ne prende atto e cerca anche di dare messaggi e risposte. Ormai la sua azione verso la povera gente, la battaglia contro gli scarti e lo sperpero, sono diventate di dominio pubblico. Da Milano a Rio, da Londra a Parigi, e presto a Napoli e forse speriamo anche a Roma, la sua attività benefica si espande, acquisisce consensi e supporti preziosi. E’ un esempio per tutti, ed è bello che questo esempio nasca in Italia. E’ alla fine anche un bel contributo per la nostra immagine.
Si è svolto l’altro ieri il gran galà dei Pizzaiuoli napoletani nel bel Palazzo della Piscina alla Mostra d’Oltremare alla presenza di numerosi imrenditori del settore, personalità politiche, associazioni. Un momento significativo per celebrare il significativo traguardo d’essere diventati Patrimonio dell’Unesco, ma anche porsi la domanda: e adesso cosa dobbiamo fare? La risposta è univoca: aumentare il livello qualitativo, grazie alla formazione e alla cultura, essere coesi, promuovere tutti insieme quello che ormai risulta essere un vero proprio stile di vita alimentare peculiare.
Oggi 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, protettore dell’agricoltura, degli animali e dunque della cucina, la celebrazione continua con la giornata mondiale dedicata appunto al pizzaiuolo e alla sua arte. Nel nostro piccolo coincide anche con il compleanno e a maggior ragione ci uniamo alla festa! W il 17 gennaio!
Ieri le due finali, del Centro e del Sud, con una prestazione molto allineata ed equilibrata dei vari concorrenti in gara. Ognuno doveva fare un menù partendo dagli ingredienti base con assaggi per ben 40 persone, impresa non facile in 4 ore di tempo. Per giunta il piatto di carne non era noto, ma gli ingredienti sono stati dati ai vari concorrenti alle 9 del mattino in una misterybox.
Ci univano tante cose, l’indirizzo (via dei Giubbonari), l’amore per questa bella città (io da autoctono lui da nuovo cittadino), l’odio per la sua decadenza, la passione per la ristorazione, la curiosità di scoprirne ogni dettaglio. La casualità del mondo non ci ha mai fatto stringere forte amicizia, ognuno di noi è sempre andato in giro vorticosamente per la sua strada. Ma Lui senz’altro ha costruito tanto in questo settore, basterebbe citare la Città del Gusto e il Gambero Rosso Channel, primo canale televisibvo monotematico. Tutte cose in largo anticipo con i tampi, forse pure troppo. Era capace di grandi visioni, di grandi progetti e ci metteva pure la faccia, una specie di uomini di cui in Italia si è persa quasi la traccia. Voleva aggregare e non dividere, e stava lavorando per poter ridare slancio e nobiltà al giornalismo del settore. Speriamo che qualcuno ne raccolga l’eredità. Un caro saluto Stefano, la notizia della tua morte mi ha colto lontano, in Francia, chiedo perdono di non essere lì a Marinella, tua moglie, ai tuoi cari amici, tra i tanti quelli comuni come Marco Bolasco, Maurizio Cortese, Alessandro Roscioli, la brava Elisia e una raccomandazione, non fate morire Gazzetta Gastronomica, sarebbe un peccato!
Cala il sole, cala il caldo, ma non cala la qualità. Tra pizzaioli, lato gourmet e area di gara c’è l’imbarazzo della scelta. La seconda parte della giornata vede ancora in scena la Campania con 4 agguerriti giovani chef, vince il bravo Luigi Salomone di Marennà con due piatti complessi che denotano tecnica e maturità. Affiancherà Cristoforo Trapani ed oggi andremo a scegliere gli altri due finalisti.
L’evento offre varie esibizioni anche in parallelo e ci dividiamo soprattutto tra il Congresso e il palco degli Emergenti dove presentiamo Felice Sgarra e Luca Abruzzino con la partecipazione di Peppe Guida. Si chiude la giornata con una bella e seguitissima degustazione di Bellavista.
E’ cambiata negli ultimi anni non solo la qualità ma anche la geografia delle migliori pizzerie della città. Il livello è salito, e di molto, ed il merito va dato non solo all’impegno dei migliori addetti ai lavori ma anche, e sembra strano a dirsi trattandosi di pizza che è un monumento cittadino, del benefico influsso e stimolo venuto dai pizzaioli del nord che hanno investito e non poco in nuove farine, impasti e metodologie di lievitazione e cottura. Oggi si può mangiare a Napoli una pizza che per leggerezza, qualità di ingredienti e digeribilità è di gran lunga superiore a quelle di pochi anni fa, e ormai questa qualità non è più confinata a pochi nomi, a cominciare da quell’Enzo Coccia che è stato tra i primi a smuovere il settore, ma si è allargata a tanti. E’ anche di moda fare le classifiche, dire se è meglio quella di tizio o di caio, ma secondo noi la qualità non solo è più alta, come abbiamo appena detto, ma è anche livellata perchè un pò tutti stanno cercando di fare le cose per il meglio. Ultimo, al momento, è Ciro Salvo, di una storica famiglia del settore, che da poche settimane si destreggia in questo bello e nuovo locale dal curioso nome (50 nella cabala e nella tombola rappresenta il pane, e kalò in greco significa bello). Buona ovviamente la pizza fatta secondo tutti i crismi e una segnalazione per il buon crocchè. Alta anche la qualità della clientela, ma il che non ci sorprende, dietro le quinte è anche Maurizio Cortese, gentiluomo napoletano.
Un ristorante storico che ormai sfiora il secolo di vita, che ha una storia curiosa. Nato da un prete, portato al successo da due nani (non deformi, ma di fini fattezze, i “curti”), consolidato dalla famiglia D’Alessandro (Lei, Angelina, è la nipote). Famiglia che è sempre attivissima e grazie a Enzo ha saputo diversificare nel campo dei liquori e distillati. Ci andiamo con Maurizio Cortese, uno di quei gentiluomini che riscattano con la loro classe la sciatteria di tante mezze figure, per passare una serata tra sapori aneddoti e racconti, di quelle che rendono piacevole la nostra vita errante.
Grande l’inizio con Massimo Bottura che ha saputo essere trascinante come pochi. Non tanto e non solo per quello che dice, ma per la passione e la capacità di coinvolgimento che ci mette. Dopo di lui una parata di chef celebri trascinati qui dall’amore per la mozzarella di bufala, ma anche dal grande lavoro di raccordo fatti da Barbara e Albert Sapere, bravi come sempre.