e’ ormai una (bella) consuetudine il pranzo in onore del piatto dell’anno secondo la Guida de L’Espresso. Quest’anno si premia Alessandro Dal Degan per il suo orzo terra e acqua (secondo noi merita tantissimo, ma questo non è il suo piatto migliore). Una bella festa grazie anche all’ambiente, al servizio perfetto, al livello dei commensali e anche all’ottimo abbinamento tutto basato sugli champagne selezione Cuvèe Louise, uno meglio dell’altro con un finale perfetto: la cuvèe Louise Nature Grand Cru!
Lorenzo Sandano
Bella festa davvero ieri sera al piano superiore del Mercato Centrale di Roma. Sotto le suggestive volte in mattoni tre livelli di qualità, dai tanti banchi delle eccellenze alimentari al ristorante di Oliver Glowig e sopra in alto un piccolo spazio (non poi tanto piccolo) aperto appunto agli eventi e infatti abbiamo festeggiato il compleanno. Organizzato in modo corretto e funzionale, con 5 postazioni dai formaggi di Beppe, ai fritti e agli hamburgher, dalla pizza di Bonci ai carciofi, per finire con il risotto fatto in diretta da Oliver Glowig. Al banco tanti vini e soprattutto bollicine. Tutti hanno gradito la bellezza del contesto e ringrazio di essere venuti in tanti. Grazie poi a Umberto per l’ospitalità e la realizzazione dell’evento, e soprattutto per la sua presenza ed elogio, e a tutti i ragazzi dello staff che si sono prodigati. Gran finale con la megatorta di Bonci (uno splendido millefoglie con frutta e chantilly) e ultimo calice giù al piano terra da Luca Boccoli. Un compleanno da incorniciare e da ricordare!
E tutti gli chef al mercato che abbiamo approntato per loro: radici fresche, verdure, frutta di stagione, erbe aromatiche e selvatiche, con le confezioni di Roots e di Pasta del Pastificio dei Campi. Ognuno ha la sua cassetta e “fa la spesa” che viene poi regolarmente pesata. E nel frattempo arriva la giuria, pian piano, nomi famosi ed eccellenti del meglio della ristorazione toscana e non solo. Finita la spesa secondo il sorteggio ogni cuoco entra nel backstage, troverà solo un tavolo e dell’acqua bollente, niente elettricità, solo coltelli e tagliere. Ognuno avrà un’ora e poi un’altra ora all’esterno alla postazione del barbecue per finire la ricetta e servirla alla giuria. Brindisi e si parte.
Secondo turno del Centro, 5 concorrenti di tre regioni e nonostante la presenza di ben 3 toscani, nessuno di loro andrà in finale, mentre vincono ex-aequo dopo un lungo dibattito dei giurati, Ciro Scamardella e Alessandro Rapisarda che se la vedranno con Raffaele Lo Iudice vincitore della prima batteria. Una gara avvincente caratterizzata anche questa dalnotevole livello tecnico della gara, complimenti quindi anche a coloro che hanno perso, sono stati comunque molto bravi anche loro.
Si apre Cooking for Art con la prima sfida: 5 chef di Roma. Sfida infuocata soprattutto per il caldo torrido che penalizza tutti concorrenti e giurati. Ma è un vero piacere vedere con quanta capacità affrontano l’esame che non è semplice. In mezzora devono preparare una 40ina di assaggi di 2 ricette, una a tema libero, la seconda a tema obbligato: un, due, tre….pasta! cioè una ricetta di pasta con solo 3 ingredienti a parte la pasta, l’acqua e il sale. In gara veramente il fior fiore dei giovani chef roamni e alla fine vince Guseppe Lo Iudice, il bravo titolare di Retrobottega. il Premio Materia Prima della Confagricoltura va a Domenico Stile dell’Enoteca La Torre.
Osteria Fernanda cambia strada
Cambiano strada due volte Andrea e Davide, titolari di Osteria Fernanda, in senso letterale spostandosi di duecento metri in questo ampio locale fin troppo trasparente agli occhi esterni e in senso di indirizzo stilistico di cucina aumentando lo spessore tecnico delle ricette, e di conseguenza le aspettative della clientela. Lui, Davide Del Duca, è un personaggio, il vero “Revenant” degli chef italiani, un Lo Caprio bruno che nell’incontro occasionale con un orso avrebbe probabilmente la meglio. Grande e grosso, ma poi in cucina dimostra una sensibilità, precisione e delicatezza che non ti aspetti. Ci propina quasi l’intero menù che ne testimonia la voglia di emergere, l’amore per il rischio, la cultura eclettica, l’ansia di apparire e di colpire l’immaginazione del cliente. Non c’è un piatto che non sia studiato nei suoi (almeno) dieci ingredienti, ma il tutto sembra venir fuori con spontaneità e apparente candore genuino. Il risultato di prima impressione è più che appagante, poi in chiave di fine lettura escono fuori tanti piccoli difetti, imprecisioni, approssimazioni, dovute in larga parte al “troppo” che spesso è difficile gestire. Le cose migliori? l’insalata di romolaccio, gli spaghetti alla melanzana bruciata, le due carni. Meno convincenti la seppia e gli altri primi.
Fare qualità accanto al Pantheon è un’impresa vera, come potremmo aggiungere a piazza Navona o a Campo de Fiori. Sono diecine i locali, ma la qualità fa fatica. Ci riesce questa soprendente trattoria rimasta sempre fedele a se stessa pur non rinunciando a qualche rinnovamento, ma sempre introdotto con garbo, parsimonia e a ragion veduta. Sia lode quindi ai fratelli Gargioli e soprattutto a Claudio, dei due il più comunicatore. Nei ritagli di tempo (si permettono di rimaner chiusi al weekend) ha scritto pure un piacevole libro, che è bello e piacevole leggere.
Una nuova iniziativa: Salumi da Re organizzata dal Gambero Rosso all’Antica Corte Pallavicina. Approfittando di una giornata da sballo ci siamo goduti la Corte e i Salumi, un binomio perfetto. Molte le iniziative e gli ospiti d’eccezione come Bonci e Callegari, al pomeriggio protagonista un’ottima cazouela, e qualche convegno (questi ultimi forse da migliorare). Gran finale al Cavallino Bianco con una vera festa con tutti gli espositori.