Il talento è abbastanza facile da individuare, più arduo è pronosticare il successo che dipende da tanti fattori. Però nel caso di Antonia non abbiamo mai avuti dubbi. Non solo ci ha fatto subito colpo tanti anni fa quando l’abbiamo incontrata per la prima volta per le sue capacità creative e l’originalità del suo approccio alla cucina. Ma ci aveva colpito anche la determinazione e la voglia di competere (sempre prima a Emergente Chef e al Trofeo dell’Uovo d’Oro della Prova del Cuoco dove l’avevamo poiinviata). Ci affascina il modo con il quale si rapporta al mondo esterno, è unica nel rifiuto della valorizzazione dell’ingrediente che nelle sue mani è in secondo piano. Nelle sue ricette gli ingredienti vengono asserviti alle sue idee e a volte quasi scompaiono. Idee che non sono banali, tutt’altro. Il suo mondo è fatto di mille sfumature tenui, ma anche toni accesi contrastanti che non ti aspetteresti. E se le note balsamiche sono quelle che Lei predilige e quindi le più ricorrenti, il percorso gastronomico risulta avventuroso, a volte spiazzante, sempre interessante. Quali i piatti migliori? difficile dirlo, ottimo l’inzio con il contrasto tra la salsa al peperone rosso che sembra quasi carne di maiale e il rinfrescante sorbetto al cetriolo. La melanzana (anzi le melanzane visto che sono varie qualità) viene mirabilmente lavorata per creare un piatto unico difficle da dimenticare, mentre la stessa operazione con la zucchina ci ha meno convinto. Ma la fregula sarda è un altra ricetta memorabile e come non citare i ravioli, come dire l’amamro che non avete mai provato prima. Anche i dessert sono un pò a modo suo ed è da citare almeno la catalana di semolino, l’unico piatto esplicito della sua memoria di quando era bambina
Antonia Klugmann
Non c’è descrizione ma solo classificazione, più che una guida è quindi mettere in fila la ristorazione italiana. Conosciamo bene i curatori e ci si può fidare, poi come tutte le classifiche ognuno ha la sua. Ci piace la divisione per prezzo, meno quella per categoria. Che senso ha definire trattoria/osteria la prima fascia della ristorazione e poi metterci locali come Retrobottega del bravo Giuseppe Lo Iudice, tanto per fare un nome (che di sicuro non appartiene a questo genere)? Ci piace anche che non sono stati privi di coraggio (premiando nella prima decina molti ristoranti che in genere per tanti vanno nella seconda decina e viceversa) anche se personalmente non condividiamo molte di queste scelte. I curatori sono del sud e si avverte con una larga presenza della regione Campania nella fascia alta, ma siamo i primi a dire che premiare il talento di Oasis o di Nino Di Costanzo è cosa giusta e sacrosanta. Un plauso aver rimesso al centro del paese (direbbero così i francesi) un Gabriele Bonci fin troppo penalizzato nella classifica della pizza e per il veder alcuni giovani chef da noi particolarmente amati posizionati in alto (Antonia Klugmann, Gianluca Gorini, Alessandro Dal Degan ecc..). Al vertice è l’Osteria Francescana. Credo che questa sia poi la cosa più importante. Abbiamo molti ristoratori e chef di grande prestigio e bravura, ma Massimo Bottura per sostanza, forma, carisma, reputazione internazionale e azione sociale per noi rimane fuori discussione al vertice di ogni possibile classifica.
Siamo in tanti convenuti qui per la 42sima edizione della guida Espresso, tanti anni a testimoniare un percorso ricco di contenuti. Secondo Enzo Vizzari, il curatore da tanti anni, viviamo un periodo meno scintillante di qualche anno fa, con meno “geni” e un buon talento medio, insomma sono sempre gli stessi i primi della classe. Forse io sono più ottimista: vedo tanti giovani in gamba affacciarsi e fare i primi passi in questo settore. Però è indubbio che il successo dipende non solo dal talento e dalle caratteristiche individuali, ma anche dalle circostanze favorevoli. E sono meno ottimista sul percorso della nostra Italia di questi anni.
LSDM edizione 2020, cambia pelle e si rinnova ma non dimentica i giovani in cucia e in sala.
Torna l’appuntamento con LSDM, il congresso internazionale di cucina d’autore quest’anno è in programma il 2 e 3 Ottobre al Savoy Beach Hotel di Paestum (SA) e girerà intorno ai temi di sostenibilità, etica ed estetica.
Tante le novità, ad esempio non ci saranno i consueti cooking show che hanno accompagnato le edizioni precedenti, stavolta infatti i cuochi verranno impegnati in dei “tavoli di lavoro”. Una scelta che ha uno scopo ben preciso, quello di valorizzare gli aspetti culturali e umanistici dell’alimentazione in modo da comprendere ogni aspetto che si nasconde dietro la realizzazione di un piatto, andando oltre la semplice tecnica messa a punto dal singolo interprete. Saranno presenti come sempre chef di calibro internazionale, giovani promesse ed esperti di cucina ma anche numerosi studiosi e professionisti del settore proprio per intraprendere un approccio in qualche modo “diverso” al mondo del cibo. Inoltre, per la prima volta LSDM 2019 sarà un evento completamente eco-friendly, con l’uso di soli materiali riciclabili e plastic free, un’iniziativa da cui prendere spunto in questo momento di estrema urgenza ambientale. Tanti gli ospiti che prenderanno parte alla kermesse come Cesare Cunaccia, giornalista e trendsetter, Marco Malaguti, esperto di nutraceutica, Lucia Galasso, antropologa dell’alimentazione, Nicoletta Poliotto, specialista in food marketing e tanti altri.
Gran finale con le esibizioni degli chef: Antonia Klugmann sempre profonda osservatrice dei profumi dei fiori e dei campi, l’allegria di Manuele Senis e Pier Luigi Sai che hanno ben intrattenuto il vasto pubblico, la concretezza di Luciano Monosilio ben presentata dall’attento Albert Sapere, e gran chiusura con il padrone di casa Roberto Petza, che come tutti gli isolani parla poco ed è riservato, ma l’altra sera lasciava trapelare la sua grande gioia per la riuscita dell’evento. Un paluso finale a tutta Baradili, piccola, ma ben tenuta che ci ha dato tanti bei ricordi e un tramonto da favola.
Ringraziamo Roberto Petza e Domenico Sanna del cortese invito. Mancavamo da tempo in Sardegna e sono stati due giorni piacevolissimi. Del primo, intenso di visite e soste golose, parleremo più avanti, mentre nei prossimi post rivedremo insieme la bella giornata di Baradili dove si è svolto l’evento “I Fili del Gusto”. Baradili, 84 anime, è il più piccolo comune della Sardegna, ma sicuramente uno dei più caratteristici. Lo abbiamo vissuto un’intera giornata cortile per cortile, a cominciare dal Municipio dove si è svolto il Convegno inaugurale. Il Sindaco ha illustrato la fatica ma anche i tanti motivi e iniziative per permettere al “piccolo” di sopravvivere grazie all’unione di tanti. La rete serve a questo.
I raviolini di Antonia Klugmann
Dai raviolini del plin a quelli di Antonia c’è un mondo di differenza, se i primi sono intensi poderosi calorici e tendenti al dolce, questi ultimi sono vegetariani, leggeri, tendenti all’amaro. E diversi anche nella forma: pizzicati a rombo e non a ciambella; li annoveriamo subito tra le cose migliori mai assaggiate. Ma prima dei raviolini che serie di assaggi! Dalla zucca dell’orto servita con la sua buccia, all’insalata tiepida, alla straordinaria zuppetta di pomodori gialli e rossi, al coniglio con l’aceto d’uva, al coraggioso fegato al rosa al finto miele. Una cucina di continui rimandi tra il dolce e l’amaro, dove l’orto la fa da padrone e il “vegetale” da protagonista assoluto. Deludono solo, leggermente, un broccolo troppo sapido che fa scomparire le canocchie crude e i dessert finali, che sono forse l’unica lacuna nell’ampia base tecnica di Antonia. E che dire del pane? sublime; e complimenti anche a Romano che in sala fa girare le bottiglie manco fosse all’Enoteca Pinchiorri, con un debole manifesto per i vini biologici e biodinamici.
Visti ieri a Identità Golose
Ormai i pizzaioli sono delle star, e forse anche per questo chiedono a gran voce le stelle che ancora gli mancano all’appello, quelle della Michelin. Chi sarà il primo ad ottenerle? la sfida è aperta e in prima linea troviamo Simone Padoan, Franco Pepe, Enzo Coccia, Massimo Giovannini, Renato Bosco, Gino Sorbillo. Questa la chiusura della giornata di ieri. Ma prima tanti incontri interessanti.
Interrompiano gli eventi di Zurigo e Vienna (che riprenderemo domani) per una parentesi importante: il momento topico per i guidaioli, ovvero la presentazione della nuova guida Michelin. E’ sempre l’occasione per ritrovarsi, confrontarsi, cercare di capire i differenti punti di vista nel rispetto reciproco che sempre deve esistere. E’ una guida fatta da gente preparata che ha alle spalle tanta esperienza. Quest’anno relativamente poche sono le novità, soprattutto nella zona alta della classifica: due sole nuove 2 stelle (ma praticamente una sola, al bravissimo Peter Girtler dello Stafler di Mules, in quanto Perbellini già l’aveva, anche se a un differente indirizzo) e nessun nuovo 3 stelle. Insomma quasi calma piatta in alto. Anzi andiamo perfettamente in pari con la stella persa di Scabin, che facciamo fatica a capire perchè. Lo chef è geniale, e per giunta completato di una formidabile brigata dove spicca Giuseppe Rambaldi, uno dei migliori souschef d’Italia che garantisce la continuità. Più numerosi ovviamente i nuovi stellati. Siamo personalmente contenti di ritrovarne tanti felicemente passati da Emergente: Federico Belluco del Dopolavoro di Venezia, Edoardo Fumagalli della Locanda del Notaio, Oliver Piras de l’Aga ultimo vincitore, Cristoforo Trapani alla Magnolia, Cristian Torsiello all’Arbustico, Andrea Cannalire del ristorante Il Cielo, inserito nel Relais La Sommità di Ostuni, Alessandro Dal Degan del ristorante La Tana, Antonia Klugman del ristorante l’Argine…. Un plauso a tutti loro. Chiudiamo con le stelle perse. Alcune sono scontate, due sono da commentare, la Gallina a Gavi, un bellissimo ristorante con uno chef capace e per finire Paolo Teverini. Paolo fa parte della vecchia guardia, è un vero peccato, speriamo sappia reagire con la forza d’animo e la saggezza che lui sa avere nei momenti difficili: stiamogli vicini.