Salvatore Tassa ad Acuto

Salvatore Tassa, uno chef a sè, in disparte, quasi un caso isolato. Non è tanto o solo il luogo, perchè poi Acuto dista soli dieci minuti di auto dal casello di Anagni. Di sicuro è il suo carattere, schivo e diffidente, e ancora il suo stile, spesso in controtendenza, ma anche a volte di straordinaria preveggenza in quanto anticipatore di mode e di tendenze che sarebbero poi venute fuori. Come dire che salire ad Acuto vale sempre la pena, perchè il palato fine troverà sempre qualcosa da ricordare e da pensarci sopra. Spesso sono piccoli tocchi (l’anice stellato del sautè, il cocktail di zucca e porcini) a volte l’apparente semplicità che sorprende (i fusilli cotti per osmosi con l’acqua degli asparagi, la ricotta con il limone salato), certo è che il percorso gastronomico del pranzo rimane tiene viva l’attenzione, supera qualche inevitabile colpo a vuoto (il cannolo di polenta un pò banale, il pollo troppo scivoloso) e alla fine ci chiediamo sempre perchè ad Acuto saliamo così raramente. Salvatore Tassa merita davvero.

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