Per carità , tutto buono e, se non fosse per una fastidiosa combinazione di salsa toffee e purea di albicocca che male interagiva con il vitello, diremmo pure migliorato.
Per carità , tutto buono e, se non fosse per una fastidiosa combinazione di salsa toffee e purea di albicocca che male interagiva con il vitello, diremmo pure migliorato. Certo è che la Pergola sembra voler rimanere ben distante dai noi poveri mortali. Il menù degustazione racconta di nove portate dove c’è un solo primo, e la sequenza dei piatti, l’ aragosta del titolo, il successivo black cod, il foie gras e il vitello menzionato certo concedono poco all’ ingrediente popolare. La grande carte non fa mancare caviale e scampi, spigola e gamberoni rossi (anche se l’ ottima coda di Beck resiste ancora). Tutte cose che magari ci devono essere in questo nobile contesto, ma le vorremmo un pò più a dialogare con altra tipologia di ricette, anche perchè poi Heinz Beck, vedi la coda citata, o i fagottelli alla carbonara, ottimi davvero, trova in questi casi la sua vena forse migliore. Sono anni che il servizio ci racconta i sali, i pepi, i tè e le acque minerali di tutto il mondo. Non sarebbe ora di cambiare e di stupirci senza ricorrere al sale dell’ Himalaia e all’ acqua degli iceberg? Amiamo la Pergola, come romani siamo orgogliosi di averla, la vorremmo solo vedere un pò più coraggiosa su certe scelte.