Ci veniamo raramente perchè è un pò come tornare a casa, visto che li conosciamo da quando praticamente sono partiti. E li abbiamo visti crescere ed affermarsi per diventare una delle tavole migliori d’Italia e mantenere nel tempo la posizione. Sembra facile a parole, ma non lo è all’atto pratico, perchè il mondo e la clientela evolvono, le tecniche e le condizioni economiche si aggiornano. Eppure ogni volta, a distanza mediamente di tre anni, ritroviamo qui una cucina moderna e sempre in linea, e trovano conferma le certezze di sempre. Una cucina che ci piace perchè non è piaciona, non indugia troppo nella presentazione che anzi a volte sembrerebbe un pò frettolosa, punta al sapore e spesso soprende con qualche nota particolare. Certezza su certezza sono i dessert, curati da Pierluigi, che sono da sempre tra i nostri preferiti, non ricalcano la pasticceria classica, ma interpretano al meglio quella che dovrebbe essere la conclusione di una grande cena. Tra i piatti migliori (oltre ai dessert) il difficile abbinamento tra l’ostrica e l’anguria, la straordinaria sequenza di sfumature dei ravioli in brodo di tarassaco dove la potenza dell’asiago trova il contrappunto nell’acidità del brodo, nella freschezza del mirto, nell’aromaticità dell’anice stellato. Una sola caduta: i garganelli troppo cotti e sovrastati dalla salsa alle olive.