Il Pagliaccio

Altro che pagliaccio! Anthony Genovese negli anni ha dimostrato professionalità e maturità profonde e consolidate e si merita il ruolo di protagonista della ristorazione romana. Il locale è cresciuto nell’arredo, nel servizio (basta citare il nome di Matteo Zappile, tra i pù noti e accreditati professionisti della sala in Italia), nei dettagli(la salvietta bollente, la power bank per ricaricarti il cellulare). Tra sfiziosità, benvenuto dello chef, e primi assaggi l’inizio è un vero divertimento di alto livello, dove solo la quenelle di fegatini e ricci di mare offre una nota stonata. Classe che continua lungo il percorso con il colpo d’ala della sfera di vermouth sull’ostrica, l’elegante scampo che passa con disinvoltura tra cocco mango e rum, e i due ottimi primi dove è difficile scegliere il migliore. Anche i due secondi sono buoni e abbastanza articolati, per cui troviamo veramente ridondante l’ulteriore abbinamento con il brodo (per il rombo) e lo gnocco (per il maiale) proposto. Ed infine i dessert che come sempre sono buoni (qui c’è la grande scuola di Marion), ma che li vorremmo più curati dal punto di vista estetico. Nel complesso un’esperienza articolata, ricca di suggestioni, ampia per la varietà dei contenuti e decisamente interessante per coloro che amano la cucina senza frontiere, lontana dal vernacolo locale, ma non priva di riferimenti classici.

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