Non cercate segni di nobiltà , Andrea, figlio del titolare, è Conte solo per via del cognome, e non cercate nemmeno lui, in quanto negli ultimi tempi sembra preferire la bicicletta alla cucina.Â
Non cercate segni di nobiltà , Andrea, figlio del titolare, è Conte solo per via del cognome, e non cercate nemmeno lui, in quanto negli ultimi tempi sembra preferire la bicicletta alla cucina.Â
E così in questo Conte Andrea (a Salerno in via Roma 268, 0899951832) troverete in sala Roberto Adduono e in cucina il giovane Raffaele Pappalardo, 31 anni di Cetara. Siamo nel pieno centro della “movida” salernitana, in un locale lungo stretto elegantino e troppo illuminato. L’ eleganza dei piatti si racchiude più nelle onde della porcellana che nella presentazione effettiva delle pietanze. L’ amore per il territorio è così elevato che Raffaele cerca di riproporcelo per intero: la prima pietanza ci narra di un pacchero ripieno di scarola e burrata con pesto di noci e nocciole di Giffoni con colatura di alici di Cetara e salsa all’aglio. Nello scontro frutta secca e colatura vince la prima, mentre il resto scompare nel’ anonimato. I calamari con pomodori olive nere e crema di patate non sono migliori, ma poi comincia il riscatto con una dignitosa variazione di baccalà , un filetto di spigola più elegante ma un pò troppo agliato, un rotolo di patate un pò rozzo, ma decisamente buono, farcito con di caciottina su ragù di mare che ci ha per un attimo ricordato il miglior Nunnari (di Messina, ahimè non c’è più). Si conclude con parfait di castagne e semifreddo di pistacchi allo zabaione. Pane mediocre, servizio cortese, conto sui 40 euro. Forza Raffaele! il coraggio non ti manca, ci vuole un pizzico di maggior tecnica e misura, ma a 31 anni c’è tutto il tempo per acquisirle
