Sapevamo che l’artemisia avesse doti nemmeno troppo nascoste (è alla base dell’assenzio e anche del genepy), ma non pensavamo che il meglio di sé lo potesse dare con i funghi selvatici. L’abbiamo scoperto grazie a Gian Michele Galliano, chef schivo e riservato, poco mediatico, appena fuori dalle Langhe e quindi ancora più naturalmente appartato. Ha un locale piccolo, elegante, un po’ troppo illuminato dal nome particolare (Euthalia è un genere di farfalla). Gian Michele è fondamentalmente un autodidatta, molto legato al proprio territorio ed è al suo secondo tentativo (il primo si chiamava Valentine a Roburent). Indubbiamente conosce la cucina e soprattutto i funghi che, sarà anche stata la stagione propizia, abbiamo ritrovato lungo il menù dove sono stati protagonisti primari o comprimari di numerose ricette. La migliore, che valeva da sola il viaggio è stata proprio quella con l’artemisia, ma anche il resto del menù apprezzabile nel complesso, soprattutto nella prima parte mentre il plin era un po’ troppo salato (magari un errore che può capitare) e la lingua un po’ scivolosa. Golosi anche i dessert ma non particolarmente curati nella presentazione, buona la pasticceria a confermare una solida tecnica di base. Quello che manca per rendere il locale più importante è tutto il resto: il servizio (anche se il padre, l’elegante Giuseppe Galliano, fa del suo meglio in sala, ma è solo e quella sera almeno il locale era pieno), il ritmo di uscita dei piatti, l’organizzazione della cucina incentrata tutta su Gian Michele. Speriamo che i numeri (della clientela) aumentino in modo da permettere una funzionalità attualmente carente.