Dani Maison a Ischia

Abbiamo preferito parcheggiare in basso per salire sul dolce pendio (la stradina è stretta ed in alto il parcheggio è limitato), man mano che si sale migliora tutto, l’ambiente ed il paesaggio. Siamo su un colle in alto su Ischia Porto. Il ristorante è piccolo ed inoltre è nascosto da una specie di giardino tropicale che nel suo esasperato intrico ordinato già anticipa lo stile della cucina. Si arriva così in uan sala con solo 4 tavoli e 16 coperti, larghi, anche perchè il servizio, come vedremo, ha bisogno dei suoi spazi. E infatti se ci affacciamo dietro ecco la cucina, grande colorata ricchissima di attrezzature e oggetti, sembra un bazar. Siamo seguiti al tavolo dal giovane e bravissimo Luigi Mennella, al tavolo accanto si beve Petrus, diciamo a Nino Di Costanzo: fai tu. Ed arriva la sua cucina che non è cosa da poco. Abbiamo contato 16 “piatti”, ma in realtà ogni “piatto” si scompone in altri 6,7 magari 8 altri assaggi, per un totale quindi di un centinaio di bocconi proposti. E non sono bocconi banali! Ognuno è cesellato, composto a sua volta di vari ingredienti, ideato, pensato, realizzato e presentato con cura estrema. Come si fa a stare dietro a tutto questo? Con un enorme lavoro di ideazione di base, con un’organizzazione di primo piano e con un team che certo non si risparmia: in cucina con Nino la bravissima Loreta Aiello (Sous Chef), Michela Serpe (Antipasti), Jacopo Lucini Paioni (Primi), Antonio Zannotti(Secondi), Andrea Rocchi (Pasticciere). A loro l’arduo compito di eseguire alla perfezione i comandamenti di Nino Di Costanzo che da parte sua non si risparmia di certo, in stagione lavora quasi venti ore su 24. Il tutto poi si avvale di altrettante decine di oggetti di supporto (mediamente un altro centinaio) che completano ed arricchiscono la presentazione. Il pranzo diventa un vero e proprio spettacolo, colorato allegro e divertente dove quando finisce un piatto c’è la sorpresa di vedere cosa ora ti arriva al tavolo, ed è un crescendo fino allo spettacolo finale dei dessert. E’ un’esperienza da vivere, perchè è anche tattile oltre che gustativa, ci ricorda  come genere quella dell’Eleven Madison a New York per professionalità e giocosità. Da un punto di vista del gusto a volte è eccessivamente frammentata, ma questo fa parte dello stile di Nino e anche chiudendo gli occhi e non facendosi rapire dallo spettacolo estetico, quello che alla fine rimane al palato è un grande pranzo. 

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