Dal nome del locale al menù, tutto è segnato e firmato da Marco Martini, chef totalizzante che non si tira indietro, ci mette la faccia, rischia e secondo noi quasi sempre centra il bersaglio. Come nella recente serata dedicata alla birra Asahi. Facile perchè è una grnade birra, fine ed elegante, che ben si presta agli abbinamenti di fine dining. Difficile perchè a Marco non piace la via facile, ma il percorso arduo. Qui una serie di cocktail ha contrivuito a ravvivare il menù che non ha avuto alcun passo falso (forse gli stuzzichini iniziali sono ormai troppo visti e andrebbero cambiati). Buona la faraona, furbi i tortelli tostati, cromatico il merluzzo, goloso il dessert e anche la piccola pasticcieria. E grazie al team della Asahi e a Valeria Carboni di questo invito
Marco Martini
Seconda cena, sabato sera, sulla barca in abbinamento al Film Festival che si svolge nel pomeriggio a Parco Leonardo. Ritrovo puntuali alle 21,30 e si salpa per godersi la notte stellata e le rive del Tevere. Protagonista è Marco Martini, chef giovane, risoluto, capace e attivissimo. Il suo The Corner è tra i migliori ristoranti di Roma, non solo per la critica, ma anche per un pubblico variegato e internazionale che qui trova una cucina romana moderna e di livello, una terrazza affascinante, e un american bar di pari livello. E Marco si presenta subito con un elegante antipasto di seppie e piselli, seguito dagli ottimi tortelli di spuntature di maiale e da una bella composizione (fatta al volo sulla barca in condizioni non facili) di baccalà ceci e gel di camomilla con le erbette della sua terrazza. Buono il dessert di chiusura e grande soddisfazione da parte degli ospiti che hanno gradito il particolare ambiente, la qualità della cena e un servizio capace di essere funzionale anche nelle condizioni particolari di una barca in movimento.
Chi ha vinto oggi alla Michelin? Per generi quello maschile, le sole donne salite sul palco sono state, alla fine, Annie Feolde e Nadia Santini. Per città inaspettatamente Roma con una pioggia di stelle che arriva anche alla regione con Genazzano e Latina. Per chef la palma va a Enrico Bartolini che ha chiuso un ristorante, ne ha aperti ben 3 per conquistare 4 stelle Michelin, è lui sicuramente il trionfatore di questa giornata, tutti pensavamo che fosse un grande chef, ora dobbiamo aggiungere che è anche un ottimo manager, cosa forse ancor più rara. Molti i delusi, ognuno di noi ha le sue preferenze, ma la Michelin va comunque rispettata e quest’oggi ha dato una dimostrazione di classe e potenza, e anche di amare l’Italia scegliendo una città che da sempre ha guardato con amore alla Francia e un territorio che annovera alcuni dei nostri prodotti più rappresentativi. Infine se guardiamo alle nuove stelle, vediamo che una dozzina (pensiamo sia un record) sono quelle transitate nelle nostre gare di Emergente quando nessuno li conosceva. Per noi una bella e importante soddisfazione.
Densa di contenuti la prima giornata di Cooking for Art: si fa fatica a stare dietro a tutti gli eventi. Dall’animata area della pizza dove si svolgono le esibizioni di pizzaioli famosi (da Piedimonte a Pappalardo, da Giancarlo Casa a Pino Arletto ed altri ancora) alle due cene che hanno visto la presenza di chef del calibro di Luigi Taglienti (del nuovo e già lanciatissimo ristorante Lume) e dei Fratelli Serva, una vera sicurezza per la loro affidabile e costante qualità. L’area del mercato, novità di questa edizione, ha visto la presenza di alcune tra le migliori botteghe di Roma che hanno qui proposto la loro migliore produzione anche per la degustazione immediata. Ma noi abbiamo più che altro vissuto il ritmo del palco principale dove si sono alternati chef ormai già ben conosciuti ma che con Emergente hanno trovato la loro prima notorietà. Oggi, dalle 12 alle 21 si replica con altri contenuti ed eventi. Inutile dire che Vi aspettiamo.
Dopo la parentesi di Baldassare riapre questo bell’ “angolo” dell’Aventino, versante di San Saba: un piccolo gioiello di poche camere, circondato da terrazze, in alto sulla via, mentre sul piano strada, oltre l’ingresso, è un bel bar che per ora ha gestione separata, anche se la proprietà è la stessa. Qui è arrivato Marco Martini, giovane chef romano, tra i pochi che ci sembra riescono con successo a dar nuova luce ai classici della cucina romana che sono pochi, ma sembrano tetragoni (carbonara, matriciana, cacio e pepe). E non sono solo nuove riletture dei grandi classici, ma anche soluzioni inedite, vedi ad esempio gli spaghetti ai frutti di mare e caccia, e il piccione con carrube. Marco riesce a divertire, pensiamo ai tanti divertissement iniziali, riesce a sedurre con l’elegante triangolo di parmigiana, riesce a sorprendere con il buon cannellone dolce. Qua e là qualche piccola sbavatura (il porchetta bun troppo pesante, la ricciola un pò coperta, il chupa chupa invasivo), ma sono piccole cose, pensando poi che la cucina è appena avviata. L’unico vero problema rilevato è la temperatura dei piatti che nonostante l’estate incipiente arrivano un pò troppo tiepidi, ma sarà di facile risoluzione con un riscaldo, e qualche problema di rodaggio inel servizio di sala. Ma Marco Martini ci sembra assai ben partito, e vedremo dove sarà capace di arrivare. Con lui e con Paola Apollaro e Andrea Farletti co-titolari, una squadra fedele: in cucina Enzo Paolicelli, Dino Felici, Lorenzo Mancino, Simone Carmignani, Gianluca Durillo; in sala Antonio Maura, Giuseppe Rastelli, Daniel Bovary; al bar Luigi Di Coccio, Francesco Monticelli.
Marco Martini in bella forma
Vulcanico, irruente, coraggioso, determinato. Marco Martini non passa (e non vuole passare) inosservato. Eravamo un tavolo di sei e invece di fare un menù uguale per tutti , ci ha inondato di piatti (con la sala piena). E’ uno chef generoso, che dà tanto, in quantità ma anche in qualità. Ne apprezziamo la creatività, l’amore per il rischio, l’inventiva che sembra inesauribile; ma c’è anche indubbia capacità alimentata anno dopo anno dall’aggiunta di nuove esperienze in giro per il mondo. Nel vortice dei piatti le impefezioni non mancano, alcune relative al servizio (un paio di piatti arrivati men che tiepidi, altri con un pò di attesa) altre direttamente alla cucina (tre primi tutti abbastanza similari, e a volte in qualche ricetta il risultato non sembra proporzionato al tanto lavoro che c’è dietro), ma sono errori che la maturità e una miglior organizzazione riusciranno a correggere. Per ora ci godiamo questa esplosione di vitalità e facciamo i nostri migliori auguri al bravo Marco, anche per il figlio che sta per arrivare.
In copertina la premiazione della Guida del Touring Club nella giornata dedicata agli alberghi seguita da Teresa Cremona con Fiorenza Frigoni e Arianna Fabri della direzione del Touring, e a seguire l’emozione di aver avuto la presenza per tutto l’evento dell’ambasciatore del Giappone in Italia Kazuyoshi Umemoto, e infine la finale della gara miglior pizzaiolo emergente d’Italia 2015 vinta da Elio Santosuosso. Tre momenti importanti seguiti da qualche migliaio di visitatori attenti ed interessati.
Si presenta Taste of Rome che si svolgerà dal 17 al 20 settembre con un calendario di eventi notevole dove spiccano i 12 chef presenti e una serie di lezioni di cucina aperte al grande pubblico. Siamo alla Stazione di Posta allietati dai finger food di Marco Martini.
Problemi operativi hanno creato difficoltà al nostro sito. Sperando che siano terminati riprendiamo la pubblicazione dei post con una serie di interessanti incontri ai quali abbiamo partecipato. Il primo, più importante, l’evento che abbiamo organizzato alla Stazione di Posta per i prodotti di Tradizione e Gusto, un nuovo brand di alta gamma ideato e pensato da Roberto Capecchi e realizzato grazie al bel lavoro di selezione fatto principalmente da Dario Frega. Il brand è nuovo, ma la ditta Capecchi è ormai, se non antica, consolidata da decenni, questo il motivo del bel titolo: Futuro di una volta, che vuole significare come il nuovo marchio idealmente si riallaccia alle radici dell’Azienda. Eccoci quindi ospiti di Pino Cau, patron del ristorante, per assaggiare le ricette che Marco Martini ha preparato utilizzando alcuni di questi prodotti, mentre altri (formaggi e prosciutti) erano in degustazione libera. Larghissima la partecipazione degli chef che hanno risposto con slancio e hanno reso l’evento una piccola festa della ristorazione romana, brindando e apprezzando prodotti e ricette fino a tardi.
Vinitaly all’impronta dell’ottimismo con il dollaro svalutato e l’Expò alle porte. I politici poi hanno scoperto da tanto che il vino alla fine fa immagine e cassa, e qui a Verona non manca nessuno di quelli che contano nel settore. Curiosamente il via e il brindisi ufficiale vengono fatti nell’Oltrepò Pavese, un territorio ad altissimo potenziale finora poco espresso. Un brindisi pieno di aspettative, sperando che l’Expò le confermi, ma questo lo sapremo a breve.