Della bellezza del contesto abbiamo parlato nel precedente post, mentre ora arriviamo alla cucina, motivo anche questa di sicuro interesse. In sala ritroviamo un maitre di sicuro affidamento, la cantina è bellissima come struttura, ma da migliorare per i contenuti. La responsabilità dei fornelli è di Antonio Cuomo, origini campane come dice il cognome, ma già da molti anni in Lombardia e quindi perfettamente acclimatato. Come spesso capita con gli chef campani, anche lui vive per il suo mestiere animato da passione incredibile e sostenuto da altrettanta capacità di lavoro. Non ha alle spalle esperienze con chef molto famosi, ma alle inevitabili carenze tecniche supplisce raddoppiando gli sforzi.In cucina sono in pochi e per quello che riescono ad offrire è indubbio che tutti si prodigano al massimo. Antonio inizia e finisce con un festival di assaggi e assaggini, e in mezzo propone una serie notevole per numero e spessore di ricette non banali, volutamente complesse, fin troppo studiate che di certo non vogliono passare inosservate. Il risultato è comunque più che apprezzabile anche se pensiamo che le ridondanze in eccesso portino danno più che beneficio e comunque aumentano il carico di lavoro e il rischio di fare degli errori.