Radici, questo il nome del bel resort Borgo Chiaracia, allungato nel verde dell’altopiano che divide il Lazio dall’Umbria. Un nome evocativo, per altro molto usato a qualsiasi parallelo, le radici sembra che stiano a cuore agli chef come alla loro clientela. In questo caso siamo di fronte ad una cucina di buona tecnica, varia e ben eseguita, che spazia in lungo e largo mostrando le doti di una brigata affiatata. Però non parliamo di radici, sia in senso stretto (nemmeno un tubero nelle ricette) sia in senso evocativo in quanto poi arrivano piatti con scarso legame con il territorio e quando questo esiste, vedi il maialino del posto, viene poi elaborato in un contesto completamente artefatto. I piatti migliori? l’ottimo piccione e il buon dessert al miele, mentre di fortemente negativo non c’è nulla se non una tendenza alla ridondanza delle ricette (troppo ragù nei cavatelli, troppa spuma di formaggio sull’uovo, troppa salsa sul maialino ecc..). Il servizio è efficiente e preparato, però poco coinvolto nella conduzione della cena, l’ambiente moderno e pulito, il dehor con il verde dei prati che si allunga verso l’orizzonte rende la serata ancora più piacevole. Era anche una serata dedicata agli Champagne Extrè, che sono ben 13 tutti diversi, tutti buoni, alcuni sopra le righe. Nonostante l’impegno della tavolata ci siamo fermati a 6 etichette. C’è spazio per un’altra serata!
Stefano Faioli
Castel Giorgio è all’incrocio di tre regioni (Umbria, Lazio e Toscana) eppure sembra discosto da qualsiasi rotta, ma ringraziamo l’invito dell’amico Alessandro Natali per avercela fatta scoprire invitandoci a venire. Nell’intorno da Civita a Bolsena, da Orvieto alle Città del Tufo c’è un mondo bellissimo e qui, su una collina verde, tra prati e boschi sorge un nuovo resort a cinque stelle: La Chiaracia per offrirti confort e rigenerazione. La struttura si estende lungo il verde, moderna, confortevole, superaccessoriata (spa, fitness, sale conferenze ecc..) quasi senza traccia di un passato che probabilmente non esisteva neppure (forse un vecchio casale ora demolito) e, quasi a voler recuperare un po’ di radici, ecco il ristorante con appunto tale nome. La brigata è professionale: chef Stefano Faioli di indubbia esperienza, souschef Andrea Luisi e alla pasticceria la giovanissima Giada Bellaccini. In sala ci accoglie il direttore, giovane anche lui, Matteo Calcabrini con Maruro Clementi sommelier e Cristiano Arlandini secondo maitre. Un team coeso e motivato che deve comunque far fronte ai non pochi impegni di un 5 stelle (colazione, pranzo, cena, room service, eventi) ed infatti il menù non è sterminato, ma giudiziosamente contenuto. Si apprezza la cortesia del servizio, la buona volontà di fare tutto in casa, la cura nella presentazione delle ricette, il ricorso a molti ingredienti dei piccoli produttori locali. Però le “radici” non vengono fuori, chiudi e riapri gli occhi e di certo potresti stare in una qualsiasi parte d’Italia, con i sapori che non riescono a focalizzarti sul circondario, come il nome vorrebbe suggerire. Tra i piatti più riusciti un’elegante gallinella, e la linea dei dessert un pò ripetuta nello stile ma ben ispirata e realizzata dalla giovane pasticceria; tra le cose meno riuscite mettiamo i due primi.