La saletta è un pò troppo squadrata, la luce è ancora fin troppo diffusa, ma con il giovane Federico Delmonte la cucina fa sicuramente un passo in avanti e la sala affidata al sorriso di Elena e alle bottiglie di Stefano è sempre una sicurezza. Questa volta abbiamo trovato una frappeuse piena di champagne interessanti e poco conosciuti (la carta dei vini è importante, quella dedicata alle bollicine da lode). Ma torniamo alla cucina: Federico Delmonte è giovane, ma ben preparato e con un ampio spettro di soluzioni. Le capesante con cipolla e cocco sono agli antipodi delle seppie con spinaci per ideazione e gusto, come anche la triglia (un pò troppo “coperta” dall’intingolo) e gli sconcigli. Insomma uno chef che qui è arrivato da poco ma lascia già il segno, non solo nella ricetta studiata, ma anche nell’apparente banalità del polpo grigliato con patate, una vera bontà. Sarà interessante vedere l’evoluzione di questa cucina nel prossimo futuro.
Stefano Chinappi
Ed ecco la cronaca della giornata di Roots. La prima parte è dedicata alle erbe e alle radici del bosco con due relatori d’eccezione, Livio Pagliari ed Elvia Giosuè che raccontano storie di erbe spontanee e cucina. Dopodichè si procede alla presentazione dei cuochi arrivati da tutta Italia ed al sorteggio effettuato usando come bussolotti gli “occhi di lupo”, il formato del Pastificio dei Campi che ci sembrava in tema con il bosco. Eccoli i concorrenti: Alessandro Cannata del Moma di Roma, Damiano Donati del Punto di Lucca, Daniele D’Alberto del BR1 di Montesilvano, Christian Mandura del Geranio di Chieri, Davide Del Duca dell’Osteria Fernanda di Roma, Federico Delmonte di Chinappi di Roma, Francesco Palombo di Tenuta Esdra di Cassino, Luca Mastromattei del Pescion di Pescara, Marcello Tiboni della Locanda Walser della Val Formazza, Marco Claroni dell’Orologio di Fiumicino, Mariano Guardianelli dell’Abocar di Rimini, Riccardo Cappelli del Pellicano di Porto Ercole, Silvia Moro del Moro di Montagnana, Francesco Brutto di Undicesimo Vineria di Treviso, Carlo Nappo della Catina di Pordenone, Stefano Sforza del Turin Palace di Torino, Shady Hasbun de Le Rotte Ghiotte di Arezzo. E a poco la gara.
Nuovo (per noi, ormai è aperto da vari mesi) locale di Stefano Chinappi. Qui ha comprato anche le mura e quindi ha messo le radici. Due piani offrono più soluzioni e alternative, la sala principale resta comunque quella dove si entra, con dietro la cucina parzialmente a vista.