Che bella la Centrale di Montemartini! oggi è un museo ricco di grande fascino ed è anche una splendida location per accogliere una cena di classe. Come quella organizzata da Excellence per lanciare il progetto Roma Food Exhibition in accordo con la Fiera di Roma per cercare di unire gli sforzi e creare nella Capitale un grande evento insieme. Insieme anche a noi, che di certo non ci tireremo indietro e che da anni ci battiamo per questo fine.
Mauro Uliassi
LSDM edizione 2020, cambia pelle e si rinnova ma non dimentica i giovani in cucia e in sala.
Torna l’appuntamento con LSDM, il congresso internazionale di cucina d’autore quest’anno è in programma il 2 e 3 Ottobre al Savoy Beach Hotel di Paestum (SA) e girerà intorno ai temi di sostenibilità, etica ed estetica.
Tante le novità, ad esempio non ci saranno i consueti cooking show che hanno accompagnato le edizioni precedenti, stavolta infatti i cuochi verranno impegnati in dei “tavoli di lavoro”. Una scelta che ha uno scopo ben preciso, quello di valorizzare gli aspetti culturali e umanistici dell’alimentazione in modo da comprendere ogni aspetto che si nasconde dietro la realizzazione di un piatto, andando oltre la semplice tecnica messa a punto dal singolo interprete. Saranno presenti come sempre chef di calibro internazionale, giovani promesse ed esperti di cucina ma anche numerosi studiosi e professionisti del settore proprio per intraprendere un approccio in qualche modo “diverso” al mondo del cibo. Inoltre, per la prima volta LSDM 2019 sarà un evento completamente eco-friendly, con l’uso di soli materiali riciclabili e plastic free, un’iniziativa da cui prendere spunto in questo momento di estrema urgenza ambientale. Tanti gli ospiti che prenderanno parte alla kermesse come Cesare Cunaccia, giornalista e trendsetter, Marco Malaguti, esperto di nutraceutica, Lucia Galasso, antropologa dell’alimentazione, Nicoletta Poliotto, specialista in food marketing e tanti altri.
Il podio è tutto suo: nessun nuovo due stelle e un solo tre stelle, Mauro Uliassi. Un trionfo largamente meritato per uno chef che ha sempre ottenuto ampi consensi, dal pubblico e dalla critica. 28 anni di carrierà, 28 anni che lo conosciamo, 28 anni che lo stimiamo, sia da un punto di vista professionale che umano. Auguri alle tante nuove stelle, tra le quali, anche quest’anno, numerosi gli ex Emergenti premiati e ne siamo felici. Anche per noi è un’importante gratificazione del nostro lavoro di scouting. Un commento sulla Michelin, che rispettiamo sempre per la sua autorevolezza e che rimane sempre un esempio da seguire. Però è indubbio che premia la ristorazione italiana soprattutto a livello di “base” come l’alto numero di 1 stella sta a testimoniare. Rimane esile il vertice rappresentato dalle 2 e dalle 3 stelle, e su una scala mondiale è il vertice a fare la differenza, e l’Italia in questo risulta essere indubbiamente penalizzata.
40 anni de L’Espresso! e’ emozionante, soprattutto per chi l’ha vissuta, risentire le parole di Federico Umberto D’Amato del lontano 1977 che scrisse nella prefazione della prima edizione della Guida, con le quali Enzo Vizzari ha aperto la presentazione della nuova edizione della Guida. A quei tempi mi avvicinavo a questo mondo che conoscevo ancora poco, ma dal quale ero profondamente attratto. 5 anni dopo mi incontrai con Federico Umberto D’Amato e da quel giorno è indubbio che la mia vita è profondamente cambiata. Devo molto, come tanti, alla guida de L’Espresso e brindo con sincerità ed amicizia a Enzo Vizzari che da tanti anni porta avanti il testimone.
Tre donne, Dominga, Enrica, Marta, tre C come Cotarella e tante altre parole, come ad esempio coraggio, creatività, costanza, culo (perchè no?) che vanno a passo di carica (altra C). Siamo alla Cantina Falesco prima, e poi al Museo del Vino di Castigliane in Teverina, per gli auguri di Natale, ma anche per la presentazione di un progetto. C’è un cambio di generazioni tra la prima e la seconda dei Cotarella, un ideale passaggio di consegne tra Riccardo e Renzo e le loro tre figlie, la dichiarazione di un impegno di quest’ultime a rilanciare in grande. Tutto sommato Riccardo e Renzo hanno scritto la storia del mondo del vino italiano pensando più all’esterno che dentro casa loro. Ora le figlie ripartono da Falesco per allargarne i confini, dividerne gli stili creando all’interno una superiore denominazione: Famiglia Cotarella dove ci mettono nome e faccia. E non solo, c’è anche il progetto di una nuova scuola di formazione (Intreccci con tre C) e tante cose ancora. Insomma una vera rivoluzione in famiglia e per annunciarla hanno fatto le cose in grande richiamando a Castiglione un bel numero di persone con un bel menù e tanti importanti vini, della loro collezione ma non solo. Che dire? ben vengano nuove generazioni con questa voglia di crescere lavorare ed investire, ci sembra purtroppo raro in Italia.
Ci veniamo da sempre, da quando aveva appena aperto, ed è sempre una festa per il palato. Questa volta eravamo curiosi di assaggiare la decantata “onda di mare”, un concentrato micidiale polveri di anemoni di mare, alghe ed erbe frullato al tavolo con un brodo caldo di vongole. Più che un’onda è uno tsunami, ma più che una ricetta rimane un esercizio mirabile. Prima e dopo sono tante le prelibatezze assaggiate, pensiamo al crostino di alici, al perfetto bilanciamento dei gamberi agli agrumi, al brutto ma buon pancotto ai ricci di mare, all’incantevole foglio di seppia con lattuga e avocado, ma questa volta la sorpresa è arrivata dal classico della sogliola alla maitre d’hotel, realizzata in modo impeccabile grazie alla perfetta misura lipida della spuma di burro e limone. Meno ci hanno convinto i due primi, buoni, ma scivolosi e troppo conditi, e il “ritorno alla terra” con delle cosce di rana non più croccanti.
Un quarto di secolo fa la prima edizione ad Argente, poi poche altre. Non ce ne siamo persa una: Saperi e Sapori è stato il primo vero evento gastronomico d’Italia, una vetrina per alcuni chef già allora famosi, un punto di incontro per altri che nessuno ancora conosceva, come un certo Ferran Adrià o Massimo Bottura poco più che ventenne. Ora Igles riprende il suo cammino, purtroppo interrotto, per riproporre un nuovo Saperi e Sapori nel lusso e nello splendore di Villa Rospigliosi. Tre serate, tema caccia, noi siamo stati alla prima. Un menù di grande spessore, un servizio altrettanto efficiente e puntuale, una serie di vini interessanti. Insomma sono ripartiti alla grande. Una breve carrellata dei piatti: pane vario sfornato da Franco Franciosi di Mamma Rosa (Avezzano), antipasto di gran gusto ma un pò piacione di Uliassi (con mezz’etto di tartufo sopra), tortelli intensi e giustamente masticabili di Peter Brunel. Poi i due piatti sopra le righe: le “non” tagliatelle di zuppa di mare addensata di Roy Caceres, solo troppo impegnative come porzione, ma assai intriganti, e la classica coscia fondente di anatra (a trovarne di cosi buone!) di Philippe Leveillè. Difficile chiudere con un dessert ispirato alla lepre, ci ha onestamente provato Aurora Mazzucchelli.
Abbiamo vissuto delle belle emozioni l’altra sera, grazie a 6 chef di grande cuore e nobiltà (ma con loro ce n’erano tantissimi ad aiutare), grazie a Noidisala che ha coordinato il servizio di oltre 80 ragazzi dell’Istituto e dei sommelier, ma grazie soprattutto ai 220 ospiti che non solo hanno versato il contributo richiesto, ma sono arrivati puntuali alle 20 e alla fine quasi non andavano più via nonostante il disagio per i più di dover fare anche molti chilometri per il rientro. Una bella serata perchè sentita da tutti, non solo per l’eccezionalità di aver nomi così famosi tutti insieme, ma anche per l’immediato riscontro con l’ambiente: siamo vicini all’epicentro del terremoto e, se anche ormai i riflettori, come ci ha ricordato il ministro Alfano, hanno abbassato le luci, chi viene qui sente da vicino e sulla pelle il dolore di chi ha sofferto e il sacrificio di chi ha dato. Ci portiamo un bel ricordo di questa serata che ci ricorda di non abbassare le luci e mantenere viva l’attenzione verso chi purtroppo soffre ancora.
C’è emozione, c’è la tensione della gara che dai box delle cucine arriva fino a dentro il teatro. Il Bocuse d’Or è rigore e precisione, i tempi sono scanditi dall’orologio, i movimenti e i passi contati e precisi. Non è facile gestire così tante situazioni diverse allo stesso tempo, ma una volta partiti tutto poi scorre per il suo verso giusto: i giurati, attenti e precisi; i candidati emozionati ma allenati allo stress. Primo turno sono 4: Stefano Paganini, Andrea Alfieri, Giuseppe Raciti, Giovanni Lorusso. Centrato il piatto del pesce, spettacolari i vassoi con la ricetta della carne.
Taste of Stars italiane a Leuven, e grande performance di Mauro Uliassi, uno degli chef più amati sia in Italia che all’estero. Con la sua brigata compatta e scanzonata ha conquistato tutti qui in città: 6 giorni sempre pieni a pranzo e a cena grazie anche all’infaticabile lavoro di Carla e Pino Caprioli, titolari dell’Officina Clandestina, che è una specie di ambasciata del gusto italiano in Belgio. Alla sua seconda edizione l’evento si è ampliato, alla Trota si sono aggiunti La Tradizione di Vico e appunto Uliassi e già si lavora per continuare a crescere. Auguri a Pino che se lo merita e intanto noi, in compagnia di Hanne Grégoire, che cerca di unire e stimolare i giovani chef fiamminghi sulla strada della qualità (e speriamo di fare anche qualcosa assieme nel futuro), ci godiamo i piatti di Mauro, alcuni formidabili altri più piacioni, ma quando si lavora in trasferta e bisogna accontentare tutti non si può di certo rischiare. Insomma un bel successo, con la gente che esce tutta contenta: è l’Italia che va avanti.