A Ponte Martino suo nonno aveva un allevamento familiare di polli, fagiani, starne, quaglie, piccioni, tacchini, conigli.
A Ponte Martino suo nonno aveva un allevamento familiare di polli, fagiani, starne, quaglie, piccioni, tacchini, conigli. Michele e i suoi cugini passavano lì i pomeriggi d’estate e lì la sera si riunivano a cena alcune famiglie vicine. C’era Irma (rossa di capelli, grossa grossa e sempre di buon umore) che faceva le tagliatelle più buone; c’era Luciana (piccola, magra, scura) che faceva la pizza più buona e c’era la nonna Rosa che in cucina era un fenomeno perché tutti i cibi più semplici erano una prelibatezza. C’erano anche tanta allegria e tanta armonia che si univano al cibo. E poi a 12 anni ha deciso che voleva diventare cuoco, a 13 anni ha chiesto alla sua famiglia di poter frequentare l’Istituto Alberghiero di Spoleto rimanendo in convitto durante la settimana. Durante le vacanze Michele andava a “lavoricchiare” da “TRIPPINI” e lui, Adolfo, gli ha aperto un mondo fantastico fatto di erbe dell’orto e della campagna e di profumi di casa che all’improvviso diventavano “ricercati”. Da li Michele ha capito quale sarebbe stata la strada da percorrere. Si è impegnato, ha lavorato e ha cambiato molti ristoranti sempre alla ricerca del “suo posto giusto”. Un traguardo lo ha raggiunto, a detta di sua madre è diventato “il più grande sporcapadelle dell’universo”.