PORZIONI DI VINO

Tenuta San Pietro, 15 anni e non sentirli

Tenuta San Pietro ha voluto celebrare con una festa, presso il suo concept store di Milano, il 15° anno di proprietà di Corrado Alota. Un raffinato banqueting, curato dallo chef Sergio Mei, ha reso magica la partecipazione dei numerosi ospiti intervenuti, completata dalla sfaccettata produzione enologica della cantina. La Tenuta rappresenta senza dubbio un’eccellenza della denominazione Gavi visto che, sin dalla sua fondazione alla fine degli anni ’60, ha rappresentato il vitigno Cortese in Italia e nel mondo, ha tra i suoi vigneti due con piante più che centenarie che danno vini speciali.

Infatti Tenuta San Pietro è una delle aziende storiche vitivinicole dell’area di produzione del vino bianco Gavi DOCG. Nel XVI secolo questo sito era la sede di un convento benedettino e della prima chiesa consacrata del piccolo paese di Tassarolo denominata San Pietro. L’azienda si estende sulle dolci colline di Tassarolo, uno degli 11 comuni di produzione del vino Gavi, a sud del Piemonte e ai confini con la Liguria. Fondata da Maria Rosa Gazzaniga tra le iniziali attività aveva la coltivazione dei vigneti e dei campi, l’allevamento di tori. Ben presto Maria Rosa capì che il territorio era vocato soprattutto per la coltivazione della vite e della varietà Cortese, antico vitigno presente su quest’area già prima dell’anno 1.000, optando solo per la produzione enologica. Imbottigliava già questo vino bianco ancora prima del riconoscimento della DOC, avvenuto nel 1974, con la dicitura Cortese di Gavi (in azienda sono tuttora presenti le bottiglie dell’annata 1971, ndr).
 La signora Gazzaniga è stata una delle prime “Donne del Vino” a viaggiare per far conoscere il vino Gavi in tutta Europa e negli Stati Uniti. Ha promosso e comunicato questo territorio e la sua produzione di eccellenza sia come prima Presidente del Consorzio di Tutela del Gavi, poi come socia fondatrice dell’Associazione “Le Donne del Vino” e ancora come amica e collaboratrice del grande Luigi Veronelli.

L’azienda è stata acquisita nel 2002 da Corrado Alota, imprenditore milanese nel settore della moda, con l’obiettivo di farne il buen refugio entro cui trascorrere il tempo del distacco dagli impegni professionali, ma anche per vivere nella natura i momenti della serenità familiare. A Tassarolo, dove ha sede l’azienda, Corrado rimase immediatamente affascinato dal mondo agricolo e dalle sue dinamiche, dai tempi della campagna tanto diversi dai ritmi frenetici della grande città, avviando da subito grandi progetti di rivalutazione dell’azienda, del territorio circostante in un’ottica di sostenibilità. Intorno all’azienda, tanti piccoli appezzamenti di terreni incolti o mal coltivati sono stati acquisiti, ripuliti e coltivati. Oggi Tenuta San Pietro si estende su 65 ettari di superficie complessiva dei quali 35 vitati e la restante parte è occupata da prati e boschi di rovere e acacia che proteggono numerose specie di animali selvatici. I vigneti sono tutti collinari a 300 mt s.l.m., con ottime esposizioni a corpo unico intorno all’azienda. La viticoltura di collina evita ristagni di acqua pericolosi per la pianta, garantisce un buon drenaggio e al tempo stesso conserva molto bene l’umidità sottostante necessaria per i momenti di siccità. I venti che soffiano dalla vicina Liguria privilegiano la produzione dei profumi primari delle uve e prevengono alcune patologie delle piante. L’im- portante presenza nel terreno di fossili marini e di conchiglie è testimonianza di come queste terre fossero state sommerse dal mare.

Un altro importante progetto riguarda la costruzione (già in corso) di un bellissimo Wine Resort affiancato da una SpA per trattamenti con vinoterapia e una nuova cantina di produzione. Lo studio architettonico prevede che le forme della struttura siano sinuose e avvolgenti, dove lo stile diventa espressione dei principi biodinamici.

Dal 2002 uno staff preparato e competente coltiva e trasforma i frutti di questa terra. L’etica dell’azienda è fondata sui principi della sostenibilità, della tutela ambientale e del vigneto biologico. Il risultato del processo di conversione al biologico, iniziato nel 2008, si è completato nel 2013, ottenendo da Bios la certificazione di conformità al regolamento comunitario 834/07/CE in materia di produzioni da agricoltura biologica. Un grande risultato che ci pone tra le prime aziende vitivinicole di qualità ad aver certificato l’intera produzione. I metodi fondamentali adottati sono:
 la lavorazione non invasiva del terreno mediante riduzione della meccanizzazione nei vigneti. 
La concimazione attraverso sovesci (pratica agronomica consistente nell’interramento d’apposite colture allo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno arricchendolo di sostanza organica che stimola il sistema immunitario delle piante, ndr). A fine vendemmia i terreni vengono preparati per la semina di un mix di piante (leguminose e floreali)
. L’osservazione del calendario lunare e planetario per tutte le operazioni di semina e coltura
. L’utilizzo dei due preparati biodinamici uno, a base di letame, che stimola l’attività radicale e la crescita, l’altro, a base di polvere di quarzo, che stimola il processo di assimilazione e maturazione. Sono utilizzati anche integratori naturali, prodotti in azienda, quali tisane, propoli, argille, decotti e macerati di erbe.
 Il rame e zolfo, considerati fondamentali per il controllo delle più di use patologie della vite, vengono impiegati a bassissimo dosaggio, ancora meno rispetto a quanto indicato dal sistema biologico, e solo quando veramente necessari. Tutte le pratiche colturali, dalla potatura al raccolto dell’uva, vengono seguite costantemente e finalizzate all’ottimizzazione della terra e del prodotto finale. 
La raccolta dell’uva avviene manualmente in cassette. Anche in cantina sono rispettati metodi di lavorazione naturale che prevedono:
 la fermentazione dei mosti senza uso di lieviti selezionati. Viene quindi preparata una massa fermentativa con pochi quintali di uva che viene successivamente aggiunta ai mosti per l’avvio della fermentazione alcolica. 
I mosti fermentano in vasche d’acciaio con controllo della temperatura
, non sono effettuate chiarifiche nel corso del procedimento. 
Durante le lavorazioni dei vini sono utilizzati gas inerti (per esempio l’azoto) al fine di evitare il contatto ossidante con l’aria. Nella filosofia aziendale
 il dosaggio della solforosa è minimo e il valore finale contenuto nei vini è inferiore ai limiti di legge. Tenuta San Pietro ha un grande patrimonio storico con 2 vigneti centenari, uno di Cortese e uno di Nibiö (antico vitigno locale, ndr). La sua produzione comprende tre diverse espressioni di Gavi DOCG tutte biologici, tre diversi rossi e due spumanti Brut di cui un rosé.

Gorrina è un vigneto centenario con la particolarità di essere uno dei pochi ancora a piede franco, ossia con piante originali non innestate su radici americane.
 Tutti i vini di Tenuta San Pietro sono ottenuti con uve prodotte seguendo i criteri agricoli dell’antroposofia di Rudolf Steiner più nota come Agricoltura Biodinamica: vini buoni e naturali prodotti da piante che crescono su terreni sani e vitali.
 Le viti su piede franco di questo vigneto sono le ultime testimoni di un’epoca passata e le ultime tracce di una tradizione che resiste ai tempi moderni.
 Il vino Gavi DOCG Gorrina, ottenuto con le uve di questo vigneto, è un Cru di elegante struttura, prodotto in numero limitato di bottiglie, ed è l’espressione vitale dei tesori che il tempo sa regalare.
 Nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo intenso. Un breve contatto con l’aria
 nel calice gli permette di sprigionare tutti i suoi profumi in un’armonia di fiori gialli, di frutta matura, Le note di vaniglia, che rivelano il passaggio in barrique, sono percettibili senza sovrastare i profumi primari più delicati.

Tenuta San Pietro custodisce un vitigno storico, autoctono, noto come Nibiö coltivato nel territorio di Tassarolo da più di mille anni, tanto da essere nominato anche negli annali dell’allora vicina Repubblica di Genova. 
Forse imparentato con il dolcetto, considerato in passato il re dei vini per gli abitanti della zona, il Nibiö è diventato oggetto di una particolare tutela, essendo una eccellenza sopravvissuta solo in questo paese.
 Il suo vigneto recuperato da Tenuta da San Pietro ha più di cento anni. Anche queste piante
 sono originali su piede franco. E’ un privilegio camminare tra gli antichi filari di questo vitigno, immersi in uno scenario di assoluta bellezza tra le forme irregolari dei ceppi che portano il segno del tempo passato. Vere opere d’arte, espressione della natura e figlie di madre terra.
 Il vino ottenuto, in produzione limitata, è il rosso della tradizione più antica di Tassarolo. Il nome, Orma Romea Monferrato DOC Rosso, richiama alla memoria il passaggio 
dei Pellegrini, o Romei, che dal Nord Europa scendevano verso Roma e sostavano in queste terre da sempre vocate alla produzione vinicola d’alta qualità.
 Un vino rosso che si presta a un lungo invecchiamento e nel bicchiere si presenta con un meraviglioso rosso rubino intenso con riflessi violacei.
 Una densità che rivela tutto il suo corpo e lo spessore di un vino capace di sorprendere.

 

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