Joia a Milano

Mancavo qui da tantissimo tempo, ma come sono entrato mi sono sentito quasi a casa. Con Pietro Leemann c’è piena sintonia culturale, è come riaprire un libro che s’era letto la sera prima e ritrovarsi subito nuovamente nel suo mondo. Il suo percorso lo conosciamo dall’inizio del Joia. Sempre portato avanti con rigore, stile, cultura. I suoi maestri sono stati nell’ordine Angelo Conti Rossini, grande chef ticinese che lo sbalordì con la sua Charlotte Russe quando era giovanissimo, poi Gualtiero Marchesi e Fredy Girardet (per molti il più grande cuoco prima di Ferran Adrià). Ma è stato forse il primo chef a sentire prepotentemente il richiamo dell’Oriente (fine anni ottanta e inizio novanta), visitando Cina, Giappone ed India. Nasce così il primo ristorante dove era bandita la carne, (agli inizi era presente il pesce), che diventa poco dopo vegetariano e anche con larga presenza vegana. Non è solo cucina, ma anche azienda (un orto ad Abbiategrasso), un’Accademia di cucina, una filosofia di vita. I suoi piatti hanno sicuramente rappresentato per moltissimi scettici la scoperta di un’altro modo di presentare ingredienti normalmente negletti e valorizzarli anche esteticamente. Come in questa nostra ultima esperienza, di alto profilo, con una serie di piatti intelligenti e ragionati, un percorso pieno di sapori, di inaspettata forza gustativa (a volte fin troppo), che lascia sazi e soddisfatti…..e pensare che sono quasi solo foglie e radici.

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