Giorgio Grai a Villa Dragone

A 85 appena compiuti sembra ancora un ragazzo per l’aspetto, per le idee, per la prospettiva con la quale guarda in avanti. E’ soddisfatto dell’ultima avventura: un vigneto di oltre 50 ettari appena acquisito in Languedoc, nella Francia che ama e che conosce come pochi. Un impegno che toglierebbe fiato ad un giovane imprenditore e che lui affronta serenamente. Giorgio Grai, originariamente Giorgio Krainz,  padre triestino, madre trentina, una nonna ungherese l’altra ceca, moglie bulgaara e suocero transilvano, vissuto a lungo a Bolzano dove, dice Lui, era italiano tra i tedeschi e tedesco tra gli italiani, è approdato giovanissimo nel vino e non ha poi più lasciato il campo. Il suo pinot bianco viene da molti annoverato tra i più grandi vini bianchi d’Italia. Ma non è solo il vino la sua passione. Con Lui ricordiamo gli anni di Giannino, dove è stato a lungo in sala, prima che arrivasse Sirio Maccioni, poi ci salutiamo per ridarci un appuntamento per ritornare indietro nel passato, magari brindando con le nuove bottiglie della tenuta in Languedoc che guardano invece al futuro.

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