Tre fratelli nascono e crescono sani in una bella azienda agricola salentina, una masseria a Scorrano con agriturismo, cavalli, orto, animali. Sembra l’inizio di una bella favola e forse lo é. Floriano, Francesco Giovanni Pellegrino, poco più di mezzo secolo in tre, ma non solo loro: nella nutrita brigata sia di cucina che di sala vanno e vengono facce senza una ruga e sfoderano già tanta professionalità, da vendere.
Il fenomeno interessante di questo nuovo ristorante aperto nel centro di Lecce all’inizio del 2016 è la sua formula inusuale: i tre fratelli da tempo fanno la spola, anzi, usando una metafora tipica dei giochi infantili di un tempo, giocano a “Ce l’hai” ovvero si passano l’un l’altro come se fosse una staffetta le posizioni da stagisti (e non) nelle migliori cucine del mondo per apprendere il più possibile. Un meccanismo ben oliato che va ormai avanti da qualche tempo. Risultato? Un gruppo che appare molto coeso il cui fine e filosofia quotidiana è bruciare le tappe, non fermarsi mai, continuare a fare ricerca, stimolarsi a vicenda. In un clan che si rispetti ovviamente c’è sempre un “capofamiglia” ed è Floriano. Non mancano le quote rosa: Isabella Osbourne detta Potì, souschef, ma c’è anche una seconda ragazza! I nomi famosi che li hanno voluti nelle loro cucine si sprecano: dai Roca, all’immancabile Noma, Berasategui, Eneko Atxa, Andoni Luis Aduriz Hibiscus a Londra con Claude Bosi, da Alexandre Gauthier a Le Grenouilleres, Ryugin a Hong Kong….Giovanni ha fatto stage da Pierre Gagnaire mentre Francesco in particolare si è appassionato alla pasticceria (infatti nel momento della nostra visita non era presente in brigata) e ha studiato anche da Paco Torreblanca e Jordi Roca. Ci siamo persi nello sciorinare infinito dei nomi da nord a sud, est ed ovest dell’emisfero. I sapori sono intriganti, non copiano palesemente quanto visto nelle nobili cucine altrui ma cercano sempre d’interpretare coerentemente il territorio pugliese, l’essere e dimostrare orgogliosamente l’appartenenza. Ma il resto è altro: ambiente minimalista, design nordico-scarno ma con luci giuste, qualche tocco design, con garbo. Una sala attenta ma ancora in evoluzione, una fin troppa consapevolezza del proprio brand: logo, video, foto, etc. azioni di comunicazione degne dell’addetto stampa di un grande chef, il che non guasta affatto, ci mancherebbe! La politica dei prezzi anch’essa molto assennata data da un giusto giudizio di chi conosce i propri polli. Non è facile inserirsi in un contesto dove regna la tradizione ed i primi tempi sono quelli cruciali: un menu degustazione con vini abbinati a bicchiere 85 euro ci è sembrato davvero centrato ma si mangiano cose sfiziose anche con molto meno. Un plauso alla formula, al gruppo, agli ideali, speriamo che tutto vada sempre meglio, e che tutti mantengano i piedi per terra, il giusto grado di umiltà, senza bruciare le tappe: fratelli ve lo auguriamo di cuore!
vissuto e descritto da Lorenza Vitali