Ilario Vinciguerra

L’abbiamo conosciuto dall’inizio, da quando si trovava nella brigata di Don Alfonso, poi seguito nelle prime e formative esperienze francesi, e poi alla ricerca di un locale vicino a Varese dove la sua famiglia si era trasferita. E poi ancora Galliate, ed infine Gallarate in questa bella e accogliente struttura dove crediamo potrà esprimere tutto il suo valore perchè è ancora giovane se non più giovanissimo come allora. Ma anche noi eravamo venti anni fa più giovani e qui capitiamo proprio in coincidenza del nostro compleanno di qualche tempo fa. La sala è ben arredata, la cucina ti sommerge con un vero tripudio di sfiziosità iniziali che poi hanno il loro controaltare in quelle dolci finali. Coccolati da mille bocconi di ottimo livello apprezziamo la sua crescita e maturità verso una cucina molto varia che però (fortunatamente) non dimentica la matrice campana per poi spaziare anche verso orizzonti più ampi, ma sempre con misura e giudizio. Le cose migliori? Tante, come ad esempio il merluzzo con latte di bufala, gli eliconi con la ventresca, le ottime triglie, e lo spettacolare assortimento di dessert finali. Meno riuscite alcune ricette per qualche dettaglio non centrato (il caviale lasciato sprofondare nella vellutata, gli spaghetti poco contrastati dalla colatura, il contorno che appesantisce un ottimo agnello, l’accostamento un pò azzardato del melone bianco), ma per l’appunto sono dettagli.

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