Una bella villa è stata ristrutturata (con coraggio, visto i tempi che corrono) dalla famiglia Pollio e aperta all’ospitalità. 5 camere accoglienti, un parcheggio, una cantina e una ristorazione che si estende su 2 piani. Ai fornelli Cristoforo Trapani, nato praticamente qui, ma con bella esperienza (Beck, Cannavacciuolo, Scabin, Cedroni), con lui la fidanzata Sara in sala e Andrea Verde, in sala anche lui. I nostri giovani chef sembrano aver appreso la lezione, non si avventurano più in giochi funamboleschi di ingredienti e assemblaggi improbabili, ma puntano più alla semplicità e al sodo. Anche troppo, come in questo caso, ma pensiamo che questa scelta sia giudiziosa. A complicarsi la vita c’è sempre tempo e superato il rodaggio, aumenterà esperienza, sicurezza e voglia di fare, non tanto per cercare di complicare la ricetta, ma di aumentarne lo spessore gustativo. In un bel menù libero di tanti assaggi, i più centrati ci sono sembrati il divertente duo di baccalà nero e bianco, la linguina al mare di debordante intensità, il dessert finale al cioccolato giocoso e variato come il faut (pasticciera Cristina Viviano); meno interessanti invece la ricciola opacizzata dalla salsa taralli, l’improbabile abbinamento zucca e cozze. Buono il servizio, gradevole l’ambiente, cantina per ora limitata ai vini campani con poche altre scelte, da rivedere (almeno per noi) l’illuminazione della sala.