Quasi autodidatta, giovanissimo, con soli 22 anni alle spalle, Andrea Giuseppucci ha tutte le carte in regola per emergere: l’età, la voglia di fare, un istinto notevole per la ricerca e sicura predisposizione. Il locale è la prima sorpresa: nell’antico carcere al primo piano le piccole stanzette che un tempo ospitavano i detenuti sono state rinnovate con gusto, misura ed eleganza. Luci ben posizionate, pane e olio ottimi, insomma tutto predispone al meglio compreso il prezzo: vari menù proposti in alternativa con una spesa tra i 38 e i 45 euro, ben poco per quello che arriva sul tavolo. Andrea ci aveva colpito a Napoli, in occasione del Premio Emergente, e ci conferma le sue qualità che non sono poche pensando anche ai limiti di una cucina dove ci si muove a fatica e dove non trova al momento posto un forno moderno. La serie di assaggi è interessante, varia, con in evidenza lo sgombro (piatto migliore) e qualche nota sballata: l’eccessiva sapidità di alcune ricette, gli spaghetti troppo cotti, le chip del riso poco croccanti, il dessert latte e biscotto poco contrastato.