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Chef Emergente, la selezione del Nord

Giovani, anzi giovanissimi cuochi rigorosamente al di sotto dei trent’anni, secondi di cucine importanti o già con la propria avventura di ristorazione in corso. E destinati a diventare grandi, non tanto e non solo per una questione anagrafica, ma perché quelli che passano da Chef Emergente di Luigi Cremona e Lorenza Vitali sono cuochi (e cuoche) destinati a diventare famosi.

Tre nomi emblematici, altrettanti tre cappelli per la nostra guida come Antonia Klugmann, Alessandro Dal Degan e Matteo Metullio (per non parlare di Oliver Piras e Francesco Brutto) sono passati – vincendo o arrivando in finale – da una manifestazione che di anno in anno ha la caratteristica costante di sfornare personaggi che qualcosa da raccontare in cucina ce l’hanno. L’ultima edizione della fase eliminatoria del Nord ha visto sfidarsi ventidue agguerritissimi concorrenti, con l’encomiabile presenza di quattro donne, una delle quali, Martina Zuanazzi del 12 Apostoli di Verona, è riuscita a raggiungere la finale dei nove migliori, tre dei quali parteciperanno alla finalissima nazionale prevista a Roma per il prossimo autunno.

Volti pallidi, mani tremanti, emozioni e imprevisti ma anche una grandissima collaborazione nel backstage tra ragazzi che fino al giorno prima non si conoscevano, aiutandosi l’un l’altro in un modo davvero esemplare, così da questo ambiente sono nate e continuano a svilupparsi nuove amicizie e sodalizi interessanti. Otto uomini e una donna, quindi, lunedì sul palco a giocarsi le carte migliori con due piatti su temi piuttosto ostici come il fritto e una mistery box con ingredienti davvero complicati da mettere insieme in poco più di un paio d’ore.

Così i due più giovani, il ventunenne metà friulano e metà pugliese Stefano Colella della Caffetteria Torinese di Palmanova e Christian Turra, valdostano di ventitre anni con il suo Mare di Neve a Cervinia, entrambi peraltro bravissimi il giorno precedente, hanno tirato il freno tanto da far prevalere la prudenza sulla creatività.

Dal canto suo Marco De Bastiani, sous chef del 1908 del Parkhotel Holzner di Soprabolzano (novità e primo cappello nella Guida di quest’anno) per l’emozione è scivolato sull’anguilla fritta: avrà tempo di rifarsi. Ancora Marc Bernardi, il quale aprirà un rifugio gourmet, il Piz Seteur, in mezzo alle piste della Valgardena a 2000 metri d’altezza, pur molto tecnico e interessante con i piatti ispirati alle sue montagne non è riuscito a convincere fino in fondo. Giacomo Gaibisso della Locanda dell’Asino di Alassio ha prodotto uno spiedino fritto di frattaglie, golosissimo ma non abbastanza da condurlo in finale.

I tre vincitori infatti hanno messo d’accordo la giuria tecnica, composta da cuochi come Simone Breda del Sedicesimo Secolo di Orzinuovi, Ilario Vinciguerra e il giovanissimo (ma con tre cappelli per noi) Davide Caranchini, con quella popolata dai giornalisti. A Roma ritroveremo in finale, in attesa di conoscere i nomi dei concorrenti di Centro e Sud, tre ragazzi. Uno è Rocco Santon dell’Horteria di Mirano nel veneziano, grande senso estetico e gusto preciso per la sua sarda fritta con cavolfiori in agro, beurre blanc al Prosecco, salsa uovo e wasabi e pancetta arrotolata. Ci saranno anche Antonino Micalizzi, timido ma tecnicissimo sous chef di Alessandro Breda del Gellius di Oderzo (TV) che ha convinto con “seppia e cavolo nero” e un ottimo Marco Primiceri di The Cook Al Cavo di Genova, locale che gestisce con la compagna, che ha realizzato un apprezzatissimo “fondale marino” con sgombro in carpione, spezie, alghe, insalatina di cavolo verza, crema di zenzero e acqua di cavolo rosso.

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