Eravamo qui stati tanti anni fa, nientedimeno con Jacques Chibois in una sua visita a Imperia per fargli provare una cucina di sana tradizione ligure. Ritroviamo il locale profondamente cambiato, ma sempre affidabile. Due sale, quella sul retro mantiene un’impronta più tradizionale, quella sulla via principale è più elegante e ben disegnata per offrire un ottimo confort. Tra le due nel disimpegno si apre la cucina a vista dove operano in due: l’esperto Fabio Maiano e il giovane Samuele Maio, che ha girato e non poco. A lui il compito di aggiornare lo stile della cucina e inserire qualche tocco moderno. In sala i due fratelli Calvi gestiscono con un buon piglio, la cucina alterna spunti interessanti (il cubo di lingua, il buon zimino di moscardini) a ricette meno riuscite, ma comunque volenterose come la tartara di capriolo non ben equilibrata con le rape rosse, e i bottoni di ossobuco belli ma un pò pesanti. Si apprezza comunque la varietà dell’offerta che con ogni probabilità si affinirà maggiormente con il tempo.