L’esperienza è bella da provare e ricordare, nel senso che pur avendo assaggiato quasi tutto il menù, ci alziamo freschi e leggeri. Il nuovo D’O dà vita anche al borgo, con la piazza della Chiesa diventata accogliente e pedonale. Dentro è il mondo di Davide Oldani, che non è solo cucina, ma anche stile ed eleganza. Lui definisce la sua cucina pop, per noi aldilà dei termini è comunque grande cucina, quella che vorremmo sempre trovare sulla nostra strada: intelligente, varia, leggera, elegante, stimolante. Alle sue spalle c’è tanto background da Marchesi a Ducasse, tanto per citare due Maestri, c’è tanto studio e ricerca, che poi riaffora lungo il lungo percorso che abbiamo provato. La finezza e l’eleganza la ritrovi nella precisione che accompagna ogni ricetta dove il grammo è pesato, il rigore nella cura dei dettagli, la creatività nelle tante idee che arricchiscono il menù. Insomma uno chef contemporaneo, dotato di basi tecniche considerevoli, animato da indubbia creatività. A guardare il pelo nell’uovo, il foiegras, il branzino e il manzo risultano nella ricetta un pò sovrastati dal contesto, ma sono veramente piccole sfumature. Più in generale ci piacerebbe un pò meno internazionalità e un pò più di italianità, in 21 assaggi c’è il riso, ma manca una pasta fresca o secca (ma in carta qualcosa è presente, anche se la carta stessa divisa per generi non è magari immediatamente percepita), ma anche queste sono scelte personali da rispettare che possono anche variare lungo la vita professionale di ogni cuoco. Ultimo plauso, ben noto, ai prezzi, tra i più convenienti, per quanto proposto, di tutta la nazione. Che dire? bravo Davide Oldani, abbiamo fatto davvero un bel pranzo! E un plauso alle due brigate di sala e di cucina dove citiamo rispettivamente: Davide Novati e Manuele Pirovano direttore e sommelier, Alessandro Procopio il fedele souschef coadiuvato da Wladimiro Nava.