Il gruppo It-chefs, chefs italiani nel mondo, si riunisce varie volte, quest’anno sono previste almeno tre tappe: New York, Tokyo e Dubaai. Ma un appuntamento è sempre tradizionalmente legato all’Italia e quest’anno prevede l’inizio con l’Expò e la chiusura a Firenze. Noi lo seguiremo fin dall’inizio (anche se arriviamo in ritardo e ci perdiamo la visita allo stabiliento, al museo delle pentole dell’Agnelli), qui a Bergamo dove siamo ospitati a cena dalle Pentole Agnelli. Cucinano per gli oltre 100 cuochi: Tano Simonato, i fratelli Cerea, Matteo Scibilia, Claudio Sadler.
Redazione Witaly
In trasferta è sempre difficile cucinare, la vera differenza la fa la professionalità del cuoco in esame. I Fratelli Serva, quelli de La Trota di Rivodutri sanno affrontare le insidie di andar fuori dai patri lidi. In questa cucina non splendidamente attrezzata e con qualche vizio di origine, fanno anche loro fatica, ma riescono a servire un’ottima cena a un centinaio di visitatori. L’abbinamento trota verdicchio Sefro e Ristorante La Trota sembra davvero funzionare bene, e lascia immaginare una serie di altri appuntamenti nel futuro.
La Trota ha pochi grassi, poco colesterolo, tanto omega 3, insomma fa bene. Il convegno sulla trota approfondisce i vari aspetti pratici e salutistici, grazie agli interventi dell’Università di Camerino che affianca il progetto della trota a Sefro. Brindisi finale verdicchio e trota con gli stuzzichinii dei Serva, e lunch al Sentiero del Sole, un agriturismo vicino alle vasche delle trote.
Tra Sefro e Nocera Umbra, al confine tra Marche e Umbria, c’è questo bell’altipiano, Montelago, chiamato così perchè un secolo fa c’era anche un lago, poi prosciugato per far posto a boschi e pascoli. C’è anche una bella locanda, come quelle delle favole: in legno, con prati e alberi intorno. Una vera delizia ben tenuta, da raccomandare, aperta tutti i giorni in luglio e agosto, nel fine settimana gli altri mesi, solo a pranzo e merende fino a sera.
Pochi forse lo sanno, ma Sefro è la capitale europea dell’itticultura, grazie all’attività avviata 60 anni fa da Silvio Rossi, che poi è cresciuta con acquisizioni fino a diventare leader europeo. Oggi il figlio Roberto con i fratelli guida un gruppo importante. Ma non è solo quantità, ma anche qualità come si può vedere da questo stabilimento, il più grande d’Europa, che si avvale della natura incontaminata di Sefro.
Difficile resistere ad un invito tutto champagne. Inoltre anche l’indirizzo sembrava sfizioso, Iodiopuro, nuovo bistrot di Christian Cavalieri e Vittorio Novani, ex de L’Hosteria del mare del centro storico. Qui siamo a un passo dalla Francescana, con un progetto sulla carta innovativo: non c’è cucina, ma solo assemblaggio e “tocco” finale nella piccola cucina a vista con le materie prime precedentemente prelavorate nel vicino laboratorio. Una soluzione che forse preannuncia una serie di locali tutti serviti dallo stesso laboratorio, una volta messo a punto lo start up. A giudicare dalla clientela la formula sembra piacere, per via dei costi competitivi che consente, senza in linea di principio cedere sulla qualità. Quello da noi provato non ci ha entusiasmato, ma forse eravamo troppo presi a seguire lo champagne. 5 etichette importate da Premiere, 5 etichette piacevoli, non troppo invadenti, tutte molto corrette, la nostra preferita? Pierre Legras blanc de blancs grand cru.
14 anni di Capolavori a Tavola non sono pochi, sia per la continuità, che per il crescente successo. Borgo a Corsignano diventa ogni anno più piacevole e vivibile, ma non è facile portare in fondo al Casentino oltre 300 persone. Merito è di Simone Fracassi, grande macellaio, ma anche personaggio a tutto tondo, vero mattatore della serata. Ancora una volta ha riunito ottimi prodotti, vini eccellenti, ma soprattutto gente motivata. E c’è stata anche la ciliegina sulla torta, la raccolta dei fondi per un’Istituzione benemerita come l’ospedale dei bambini Meyer di Firenze.
Il momento clou è quello dei sei chef, venuti da tutta Europa, che preparano le loro ricette a stretto contatto con gli ospiti. E poi ancora brindisi e discorsi nello straordinario scenario di questa location in mezzo ai boschi. Si chiude la serata e non poteva essere migliore: le radici hanno un qualcosa di magico, diverso e sorprendente, credo che tutti gli ospiti ne siano rimasti conquistati. Ora “Roots” alla prova del mercato che ovviamente sarà il miglior giudice.
Uno dei due titolari di Toscobosco, David Rossi, ha ancora vivo il ricordo della nonna, che durante la guerra, nel paese occupato dai nazisti, riusci a salvare un gruppo di bambini nascondendoli nel bosco e sopravvivendo per due settimane con solo quello che riusciva a raccogliere tra gli alberi e i rovi. E a casa sua le radici hanno sempre occupato un posto importante nella tavola di tutti i giorni. Da qui nasce il progetto Roots, cercare di ritrovare e riproporre in forma moderna questi ricordi.
Roots, radici. I bistrattati tuberi alla riscossa. Chi pensava che fossero poveri, brutti, incolori e insapidi si è dovuto ricredere. Merito di Toscobosco, l’azienda di David Rossi e Roberto Burroni, che dopo aver trovato il successo con i tartufi, non si sono fermati, e nel bosco sono penetrati fino in fondo, o meglio anche sottoterra. Eccoli presentare la loro nuova linea di prodotti “Roots” e per farlo non hanno lesinato: una location suggestiva in mezzo al bosco, un megaschermo con effetti speciali, sui quali torneremo con un altro post. Intanto godiamoci questi aperitivi e stuzzichini (vini ottimi di Tenuta D’Alessandro).